Il governo ha sbloccato 30 milioni di euro per il reimpianto e la rigenerazione degli uliveti pugliesi colpiti dalla Xylella fastidiosa. Il decreto interministeriale, firmato dai Ministeri dell’Agricoltura e dell’Economia, arriva dopo mesi di attesa e rappresenta un passo fondamentale per sostenere le imprese agricole danneggiate dal batterio.
L’annuncio è stato confermato dalla senatrice Annamaria Fallucchi (Fratelli d’Italia), che ha seguito da vicino l’iter del provvedimento: “È un intervento cruciale per rilanciare l’economia agricola del Salento, gravemente danneggiata dall’epidemia di Xylella”.
Fondi per reimpianti e riconversione delle colture
I 30 milioni stanziati saranno destinati a investimenti per il reimpianto di ulivi resistenti – come le cultivar Favolosa, Lecciana e Leccino – e per la riconversione verso altre colture. Il provvedimento rientra nel Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, che prevede complessivamente 300 milioni di euro, di cui 240 già erogati alla Regione Puglia.
Secondo Coldiretti, ad oggi risultano contaminati circa 200mila ettari con oltre 21 milioni di ulivi secchi, mentre il batterio ha raggiunto la provincia di Bari, fino a Triggiano.
Monitoraggio e strategie di contrasto
Oltre ai reimpianti, il decreto punta su azioni di monitoraggio, campionamento e analisi di laboratorio per individuare i focolai nei primi stadi dell’infezione, dato che ancora non esiste una cura efficace contro la Xylella.
Per accelerare la ricostruzione del patrimonio olivicolo, Coldiretti, Unaprol e i consorzi agrari hanno creato il “Polo anti-Xylella”, che fornirà piante resistenti certificate, mezzi tecnici e consulenza agronomica per la gestione degli impianti.
Un disastro economico e ambientale
L’epidemia di Xylella ha avuto conseguenze devastanti: in 12 anni sono stati distrutti un terzo degli ulivi monumentali pugliesi, con perdite stimate in quasi 3 miliardi di euro. La crisi ha provocato il crollo della produzione di olio extravergine fino al 50% in alcune zone, oltre alla chiusura di frantoi e la perdita di 5.000 posti di lavoro nella filiera olivicola.
La sfida ora è rilanciare il settore e proteggere un patrimonio storico, ambientale ed economico che ha reso la Puglia una delle principali regioni olivicole del mondo.