I giudici di Milano dovranno pronunciarsi sul possibile rinvio delle azioni legali avviate dall’Associazione Genitori Tarantini e da 136 cittadini contro l’ex Ilva. Al centro della vicenda ci sono due procedimenti distinti: un’azione inibitoria per chiedere la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento e una class action per ottenere risarcimenti legati ai presunti danni ambientali causati dall’acciaieria.
Gli avvocati difensori dell’ex Ilva hanno richiesto di posticipare il procedimento, in attesa della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), scaduta ad agosto 2023 e attualmente in fase di valutazione al Ministero dell’Ambiente. I legali dei Genitori Tarantini si oppongono fermamente alla richiesta di rinvio, sottolineando la necessità di un intervento immediato.
Parallelamente, è in corso un conflitto tra i commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e gli organi di controllo ambientale, in particolare Ispra e Arpa. Il nodo della questione riguarda il superamento dei valori soglia di cianuri e fenoli totali negli scarichi della fabbrica. L’azienda contesta la validità dei dati alla base della diffida, sostenendo che siano state utilizzate metodologie di rilevazione diverse da quelle previste dalle normative vigenti.
Sul futuro dello stabilimento si esprime anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che rassicura sulla trasformazione dell’ex Ilva in un modello di siderurgia green. Novità sulla vendita dell’impianto potrebbero arrivare dopo il 14 febbraio, data in cui si concluderà la procedura di rilancio, con la partecipazione di tre gruppi internazionali interessati all’intero asset.