Lavoro, Confartigianato: occupazione in crescita ma aumenta la difficoltà di reperimento del personale

Nel 2024 +1,2% di occupati, ma il 59,2% delle imprese artigiane fatica a trovare manodopera qualificata. Veneto, Umbria e Friuli-Venezia Giulia le regioni più colpite

L’occupazione in Italia continua a crescere, ma il mismatch tra domanda e offerta di lavoro si aggrava, soprattutto nel settore artigiano. Secondo l’analisi di Confartigianato, basata sui dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, a dicembre 2024 il numero di occupati è aumentato dell’1,2% rispetto all’anno precedente, con 274mila lavoratori in più.

Questo incremento è frutto di un aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+687mila), mentre si registra un calo dei dipendenti a termine (-402mila) e degli autonomi (-11mila). Tuttavia, le imprese italiane fanno sempre più fatica a trovare personale qualificato, con il 47,8% delle assunzioni programmate nel 2024 che ha incontrato difficoltà di reperimento, in crescita di 2,7 punti percentuali rispetto al 2023.

La difficoltà di reperimento nelle piccole imprese e nell’artigianato

Il problema è ancora più accentuato per le micro e piccole imprese (MPI), dove la difficoltà di trovare lavoratori è salita al 51,3% (+3,2 punti rispetto al 2023), e nel settore artigiano, che raggiunge il 59,2% (+4 punti), ben 11,4 punti sopra la media nazionale.

Le regioni più colpite: Veneto in testa

A livello territoriale, il fenomeno interessa l’intero Paese, ma è particolarmente grave in alcune regioni. La classifica vede al primo posto il Veneto, con il 65,2% di difficoltà di reperimento, seguito da Umbria (65,1%) e Friuli-Venezia Giulia (64,8%). A seguire troviamo Trentino-Alto Adige (62,7%), Piemonte-Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia-Romagna (61,7%), mentre la Lombardia si attesta al 61,2%. Tra le regioni del Mezzogiorno, la più colpita è l’Abruzzo (59,6%).

Le cause della carenza di manodopera

Secondo l’analisi di Confartigianato, diversi fattori contribuiscono al mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Tra questi, spiccano:

  • Crisi demografica dovuta a denatalità e invecchiamento della popolazione, che restringe la forza lavoro disponibile.
  • Elevato numero di giovani inattivi: circa un quarto dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni non lavora né studia.
  • Disallineamento tra formazione e competenze richieste dal mercato.
  • Fuga di giovani talenti all’estero, che riduce ulteriormente il bacino di lavoratori qualificati.
  • Evoluzione delle aspettative dei giovani, sempre più orientati verso il lavoro autonomo, alla ricerca di maggiore indipendenza e tempo libero.
  • Flussi migratori non sufficienti a compensare la carenza di manodopera qualificata.

Le strategie delle imprese per attrarre lavoratori

Per contrastare questa criticità, le imprese stanno adottando diverse strategie, tra cui:

  • Investimenti in welfare aziendale e contrattazione collettiva di qualità, per fidelizzare i lavoratori e migliorare le condizioni di lavoro.
  • Miglioramento delle retribuzioni e delle prospettive di carriera.
  • Politiche di formazione e aggiornamento professionale, per adeguare le competenze alle esigenze del mercato.
  • Maggiore flessibilità contrattuale, per attrarre giovani lavoratori con soluzioni più in linea con le loro aspettative.

Confartigianato sottolinea l’importanza di politiche attive del lavoro mirate, che favoriscano l’incontro tra domanda e offerta e incentivino la formazione di competenze specifiche per il mondo produttivo.

Con la persistenza di questi problemi, la crescita dell’occupazione rischia di essere frenata dalla mancanza di lavoratori qualificati, con conseguenze negative sullo sviluppo delle micro e piccole imprese, che rappresentano l’ossatura del sistema economico italiano.

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