I dazi generalizzati del 10% sulle merci importate dagli Stati Uniti porterebbero a un calo dell’export marchigiano oltre Atlantico tra il 10 e il 20%. E’ quanto stima il Centro Studi Cna Marche di fronte alle politiche protezionistiche minacciate dal presidente Trump.
“Contro la minaccia delle tariffe doganali Usa e la contrazione dei tradizionali mercati di sbocco, occorre fare sistema e tornare a fare le valigie alla conquista di nuovi mercati” è l’appello di Cna Marche. Che evidenzia i rischi soprattutto per i prodotti della moda nel fermano e nel maceratese, i prodotti della chimica e della farmaceutica nella provincia di Ascoli, la meccanica tra Pesaro e Ancona.
I dazi minacciati da Trump sui prodotti dell’export europeo non saranno uguali per tutti. Molto dipenderà dai prodotti che il presidente americano sceglierà per imporre le sue tariffe doganali. Se dovessero colpire le calzature, il tessile e l’abbigliamento, sostiene Cna Marche, per le imprese del distretto fermano maceratese della moda, già alla prese con una pesante crisi e con le maestranze in cassa integrazione, sarebbe una catastrofe.
Dalla provincia di Macerata nei primi nove mesi del 2024 (ultimi dati disponibili) sono stati esportati negli Usa scarpe e vestiti per 52,2 milioni di euro e da Fermo prodotti della moda per 49,7 milioni di euro per complessivi 102 milioni di euro su un totale di export della moda marchigiana verso gli Stati Uniti di 137 milioni di euro.
Se la mannaia di Trump dovesse calare sulla meccanica, a tremare sarebbero le imprese di Ancona e Pesaro che esportano negli Usa rispettivamente prodotti per un valore di 58,5 e 82,3 milioni di euro.
Il timore nell’ascolano è che i dazi possano colpire i prodotti farmaceutici che rappresentano due terzi dell’export della provincia verso gli Stati Uniti (220,2 milioni di euro su 312,5).
La principale voce di esportazione dalle Marche verso gli Stati Uniti d’America è rappresentata nei primi nove mesi del 2024, dagli articoli farmaceutici (220,2 mln di euro).
La seconda voce per importanza è data dalla meccanica (178,8 mln di Euro). Al terzo posto troviamo il tessile, abbigliamento e calzature con 137 milioni di euro. Al quarto posto vengono le esportazioni di prodotti in metallo (109,1 mln di euro) e al quinto i mobili e altri prodotti manifatturieri (97,7 mln di euro).
“Ci auguriamo” commentano il presidente Cna Marche Paolo Silenzi e il segretario Moreno Bordoni “che prevalga il buon senso e si trovi un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti altrimenti le Marche subiranno comunque pesanti conseguenze. Gli Usa sono il terzo Paese di destinazione del nostro export per complessivi 935 milioni di euro tra gennaio e settembre dello scorso anno. Una prima stima del nostro Centro Studi prevede un calo dell’export marchigiano verso gli Usa tra il 10 e il 20 per cento, se si ipotizzano dazi generalizzati del 10 per cento su tutte le merci”.
Tornare a fare le valigie per conquistare nuovi mercati. E questo per Cna Marche, quello che dovranno fare imprese marchigiane esportatrici di fronte alla contrazione del commercio internazionale ed alla crisi dei tradizionali mercati di sbocco come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti mentre anche l’export verso la Cina comincia a zoppicare. I Paesi emergenti e in crescita come l’India, i Paesi Arabi ma anche quelli dell’Europa dell’Est, specialmente se dovesse finire la guerra in Ucraina, possono offrire grandi opportunità. Ma le imprese e le istituzioni marchigiane devono fare le valigie insieme e fare sistema con la Camera di Commercio, l’ICE, il mondo del credito per presentarsi uniti alle Fiere internazionali e alla conquista dei nuovi mercati.