In Trentino il part time femminile è al 38,6%: resta un ampio divario di genere

I dati evidenziano un significativo scostamento tra lavoratrici e lavoratori, con un differenziale di 33 punti percentuali

In Trentino, il 38,6% delle donne occupate lavora con contratto part time, pari a 42.938 lavoratrici, mentre la percentuale tra gli uomini si ferma al 5,3%, corrispondente a 7.099 lavoratori, delineando un divario di genere di 33 punti percentuali. Questi dati sono stati resi noti durante l’evento “Il part time tra luci ed ombre”, promosso dall’Agenzia del lavoro di Trento e da Trentino School of Management, con la partecipazione della dirigente Stefania Terlizzi.

Secondo l’analisi presentata dalle professoresse Barbara Poggio dell’Università di Trento e Sandra Burchi dell’Università di Pisa, il 12,7% delle donne ricorre al part time in modo involontario, rispetto a un dato nettamente inferiore tra gli uomini, fermo al 2,7%. Poggio ha sottolineato che storicamente il part time è stato concepito come uno strumento di flessibilità, utile a conciliare vita lavorativa e familiare. Tuttavia, emergono diverse criticità nel lungo periodo, come la segregazione occupazionale orizzontale e verticale, il gender pay gap e il divario pensionistico, che rischiano di marginalizzare ulteriormente le donne nel mercato del lavoro.

Nonostante il dato elevato, che contribuisce all’elevata occupazione femminile nella regione, Poggio ha evidenziato la necessità di esplorare soluzioni di flessibilità alternative, per evitare che il part time rimanga l’unico strumento a disposizione. L’adozione di modalità più innovative potrebbe offrire maggiore equità tra i generi e migliorare la qualità del lavoro.

Infine, uno degli aspetti positivi emersi riguarda l’uso del part time in prossimità dell’età pensionabile, che può facilitare una transizione più graduale dal lavoro alla pensione, rendendo l’uscita dal mercato meno drastica per i lavoratori.

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