Le imprese venete prevedono di assumere 131 mila lavoratori nei prossimi tre mesi, di cui 36 mila con contratto a tempo indeterminato, ma l’effettiva realizzazione di queste assunzioni è incerta. Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, almeno 20 mila posti rimarranno scoperti, a causa della mancata corrispondenza tra le competenze richieste dalle aziende e quelle offerte dai candidati, nonché della carenza di persone disponibili a entrare nel mercato del lavoro.
Paradossalmente, mentre si registra una domanda di personale in aumento, le crisi aziendali in corso potrebbero portare al licenziamento di circa 1.500 dipendenti, evidenziando le contraddizioni del mercato del lavoro veneto.
Le cause della carenza di lavoratori
Due fattori principali influenzano questo scenario: il mismatch di competenze e il cosiddetto inverno demografico, ovvero la progressiva riduzione della popolazione in età lavorativa. Secondo le stime, nei prossimi quattro anni 270 mila veneti raggiungeranno l’età pensionabile, mentre il fabbisogno complessivo del mercato del lavoro, sia pubblico che privato, sarà di 325.600 unità.
La Cgia di Mestre sottolinea come la vera sfida per il prossimo decennio non sarà tanto il reinserimento dei lavoratori espulsi dal sistema produttivo, quanto la copertura dei posti vacanti che rischiano di restare tali per mancanza di candidati idonei.
Tempi lunghi per trovare personale qualificato
Uno degli ostacoli maggiori per le imprese venete è rappresentato dai tempi di reperimento delle figure professionali necessarie. Secondo Unioncamere, il 55,1% delle aziende impiegherà dai 2 ai 12 mesi per trovare il personale richiesto, una percentuale superiore alla media nazionale del 49,4%.
Nonostante una domanda di lavoro ancora positiva, si registra un raffreddamento del mercato occupazionale: nel 2024, infatti, i lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato sono aumentati di 29.100 unità, in calo rispetto ai 34.600 dell’anno precedente, segnale di una riduzione sia delle nuove assunzioni che delle trasformazioni da contratti a termine.
Calano le assunzioni, cresce la cassa integrazione
Le previsioni per il 2025 indicano una riduzione del 3,8% delle nuove assunzioni rispetto all’anno precedente, con un calo particolarmente significativo nella provincia di Vicenza (-10,3%), che rappresenta quasi la metà della flessione complessiva regionale. Inoltre, tra gennaio e settembre 2024, le richieste di cassa integrazione a Vicenza sono aumentate del 65,9%, segnalando una crescente fragilità del tessuto produttivo locale.
Un futuro con 317 mila posti vacanti
Secondo una proiezione della Fondazione Corazzin, nei prossimi 12 anni, a parità di produzione, il Veneto rischia di trovarsi con un deficit di 317 mila lavoratori, una carenza strutturale che potrebbe incidere profondamente sullo sviluppo economico della regione.
Per affrontare questa situazione, le istituzioni e le imprese dovranno investire in formazione mirata, politiche di attrazione di giovani talenti e misure per incentivare il rientro di lavoratori dall’estero, riducendo così il divario tra domanda e offerta di lavoro.