Siccità e cambiamenti climatici: il Piano nazionale che salverà l’Italia dall’emergenza acqua

Coldiretti e gli esperti del settore lanciano l'allarme: serve un piano invasi per garantire acqua a cittadini e imprese, contrastando gli effetti devastanti del clima

Albano Agabiti

Con l’aggravarsi dei periodi di siccità, diventati più lunghi, intensi ed estesi, emerge con urgenza la necessità di un piano nazionale sugli invasi. L’obiettivo è garantire risorse idriche a cittadini e imprese, mitigando i danni causati dai cambiamenti climatici. Solo nel 2024, questi hanno generato perdite per 9 miliardi di euro all’agricoltura italiana, secondo l’allarme lanciato da Coldiretti.

Uno studio pubblicato su Science evidenzia come le lunghe fasi di assenza di precipitazioni stiano interessando quasi tutti i continenti, con una crescita annuale del territorio globale coinvolto di circa 50.000 chilometri quadrati. In Italia, questa tendenza è confermata dai dati dell’Isac-Cnr, che indicano il 2024 come l’anno più caldo mai registrato, con un aumento medio delle temperature di 1,35°C rispetto alla media storica, e picchi di 1,44°C nelle regioni del Centro e Sud.

Un piano strategico per contrastare l’emergenza idrica

Albano Agabiti, presidente regionale umbro di Coldiretti, sottolinea l’importanza di un progetto strategico che preveda la creazione di invasi dotati di sistemi di pompaggio avanzati. Questi invasi avrebbero una duplice funzione: garantire l’approvvigionamento idrico durante i periodi di siccità e attenuare gli effetti delle piogge intense, sempre più frequenti, che causano fenomeni di scorrimento delle acque nei canali asciutti.

Il piano proposto prevede:

  • Bacini di accumulo costruiti con materiali locali come pietre e terra di scavo, evitando l’uso di cemento.
  • Raddoppio della capacità di raccolta dell’acqua piovana per usi civili, agricoli e per la produzione di energia idroelettrica pulita.
  • Miglior gestione delle piogge abbondanti per prevenire inondazioni.

Inoltre, Agabiti sottolinea l’importanza di recuperare e mantenere gli invasi già esistenti, integrandoli nella nuova rete di infrastrutture.

Dalla gestione dell’emergenza a una cultura della prevenzione

Secondo Paolo Montioni, presidente del Consorzio della Bonificazione Umbra e di Anbi Umbria, è fondamentale abbandonare l’approccio emergenziale in favore di una strategia basata sulla prevenzione e programmazione. Questo include:

  • La salvaguardia idrogeologica dei territori.
  • L’ammodernamento delle infrastrutture irrigue.
  • La digitalizzazione dei sistemi di irrigazione.

Un Piano Invasi operativo sarebbe cruciale per ottimizzare l’uso dell’acqua, rendendo il settore agricolo più competitivo e sostenibile.

La gestione dell’acqua: un bene comune da proteggere

Massimo Manni, presidente del Consorzio di Bonifica Tevere-Nera, ribadisce che l’adozione di un nuovo piano per i bacini di accumulo non è più rimandabile. Con i cambiamenti climatici che impoveriscono le risorse idriche, una gestione accorta e strategica dell’acqua è diventata una priorità assoluta.

Gli investimenti e le attività attuali sono orientati a proteggere il territorio, raccogliendo e utilizzando l’acqua in modo più efficace per soddisfare le necessità delle comunità locali e preservare questo bene prezioso per le future generazioni.

In conclusione, il Piano Invasi rappresenta una risposta concreta e indispensabile per affrontare i cambiamenti climatici, proteggere il settore agricolo e garantire un futuro sostenibile per l’Italia.

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