La Fiom Cgil chiede un intervento statale nell’ex Ilva

Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil, sottolinea la necessità di un intervento pubblico nell'azienda siderurgica per scongiurare rischi occupazionali e ambientali

Il destino dell’ex Ilva di Taranto continua a essere al centro dell’attenzione. Attualmente sono tre le offerte in campo, tutte di provenienza straniera, con il gruppo indiano Jindal in pole position. La società ha garantito che la produzione d’acciaio a Taranto avverrà senza impatti negativi sull’ambiente. Tuttavia, secondo la Fiom Cgil, la presenza dello Stato nel capitale dell’azienda è indispensabile per assicurare stabilità occupazionale e rispetto delle normative ambientali.

Un altro punto critico riguarda l’ipotesi di uno “spezzatino”, ovvero la cessione frazionata dell’impianto a diversi soggetti industriali. Per i sindacati, questa soluzione non è accettabile, in quanto ritenuta dannosa per la continuità produttiva e per il rilancio del settore siderurgico nazionale. La produzione d’acciaio a Taranto ha toccato livelli minimi storici nell’ultimo anno, motivo per cui è necessaria una strategia di rilancio strutturale.

Oltre all’ex Ilva, in Puglia ci sono numerose vertenze industriali aperte, segno di un malessere diffuso nel comparto metalmeccanico. Inoltre, la trattativa per il rinnovo del contratto di categoria è attualmente in stallo. Per questo motivo, il prossimo 5 febbraio i lavoratori del settore manifatturiero manifesteranno a Bruxelles, chiedendo un intervento concreto da parte delle istituzioni europee a tutela dell’industria.

La Fiom Cgil ribadisce che il futuro del settore siderurgico italiano non può essere lasciato interamente nelle mani dei privati, ma necessita di un chiaro indirizzo pubblico per garantire un futuro sostenibile sotto il profilo sociale, occupazionale e ambientale.

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