Gli indennizzi legati alla xylella restano in stallo, mentre il piano di rigenerazione agricola fatica a garantire risultati tangibili per i produttori olivicoli. La situazione è critica, soprattutto nel Salento, dove i costi sono insostenibili e le perdite si accumulano.
Gli olivicoltori di Nardò e delle zone limitrofe affrontano una crisi prolungata a causa dei ritardi nell’erogazione degli indennizzi per i danni causati dalla xylella fastidiosa. Migliaia di richieste inviate per ottenere ristori non hanno ancora ricevuto risposta, con molte istanze che, secondo la legge, non potranno mai essere accolte a causa del limite massimo di tre anni di contributi.
Ad oggi, i fondi relativi al 2019 sono stati l’unico supporto ricevuto da parte degli agricoltori colpiti. Chi, come Giuseppe Durante, non è riuscito a ottenere nulla in passato, continua a essere escluso anche dai ristori attualmente in sospeso. Tuttavia, a pesare sono soprattutto le lungaggini burocratiche e le dinamiche tra il Governo centrale e la Regione Puglia, che rendono la gestione del problema sempre più complessa.
Nel frattempo, i costi di produzione sono lievitati, aggravati da una recente campagna di raccolta che ha visto i prezzi schizzare alle stelle. La mancanza di supporto economico mette in seria difficoltà le aziende agricole locali, molte delle quali sono storiche e rappresentano il fulcro dell’identità del territorio.
Il piano di rigenerazione agricola, pensato per far ripartire il settore dopo la devastazione della xylella, ha portato benefici a poco più di 1.000 aziende, numeri ben lontani dalle necessità reali del territorio. Anche l’introduzione di nuovi impianti di cultivar resistenti, come il leccino e la favolosa, procede a rilento, lasciando irrisolto il nodo della salvaguardia della tradizione olivicola del Salento.