Il comparto moda del Salento sta attraversando una delle crisi più complesse della sua storia, minacciando il tessuto economico e sociale della regione. La crescente difficoltà dei grandi marchi locali e l’imminente esaurimento degli ammortizzatori sociali aggravano il quadro, alimentando il rischio di licenziamenti e chiusure aziendali.
Le associazioni di categoria e i sindacati lanciano un grido d’allarme, chiedendo con urgenza nuove misure per fronteggiare la situazione. Il Tavolo permanente per la crisi dell’industria salentina, istituito a novembre, è stato determinante nell’ottenere il decreto legge 160/2024 per ammortizzatori sociali straordinari. Tuttavia, tali strumenti si rivelano insufficienti di fronte alla portata della crisi.
Una crisi che coinvolge tutto il sistema moda pugliese
Il presidente della task force regionale, Leo Caroli, ha convocato un incontro il 30 gennaio per affrontare la crisi a livello regionale. I dati mostrano un aumento delle ore di cassa integrazione e il peggioramento delle condizioni di molte aziende. Tra i settori più colpiti spiccano i calzaturifici, tra cui Sud Salento, che conta 364 dipendenti e vede i propri ammortizzatori sociali scadere a marzo.
Gabriele Abaterusso, imprenditore di Sud Salento, evidenzia il calo produttivo e le difficoltà nel programmare il futuro senza nuove misure di supporto. A giugno, la maggior parte delle aziende rischia di trovarsi senza alcuna rete di protezione sociale.
Il ruolo delle istituzioni e degli imprenditori locali
Mentre alcuni imprenditori come Filograna, con 252 nuove assunzioni, rappresentano un segnale positivo, la maggior parte delle aziende fatica a mantenere la propria forza lavoro. I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec sollecitano un impegno concreto della Regione per individuare soluzioni a lungo termine.
Secondo Michele Zonno, presidente di Confindustria Lecce, il settore manifatturiero locale soffre di una crisi generalizzata, aggravata da politiche protezionistiche globali che potrebbero ulteriormente penalizzare l’economia nazionale e locale.
Proposte e strategie per il rilancio
Pierluigi Gaballo, amministratore del gruppo Gda, suggerisce interventi strutturali, come l’aumento dei dazi sui prodotti importati, per incentivare il consumo di made in Italy. Il “made in out”, ovvero la produzione all’estero, è una delle poche attività in crescita, ma ciò non basta a sostenere il settore nel lungo periodo.