Psa nell’allevamento: “Nella zona ad alta densità di cinghiali positivi”

Nuovo caso a Piacenza, dove solo i primi di dicembre erano state allentate le misure restrittive dopo i suini trovati infetti in estate. La preoccupazione di Giovanna Parmigiani (Confagricoltura Piacenza)

cinghiali Psa

A Piacenza torna l’incubo Peste suina africana, dopo il nuovo caso di positività in un allevamento a Vigolzone. Il primo dallo scorso luglio. Un nuovo caso che preoccupa, visto che solo ai primi di dicembre si era avuto un allentamento delle restrizioni alle movimentazioni previsto, a certe condizioni, dal Ministero.

Commenta la presidente della Sezione Suinicola di Confagricoltura Piacenza, Giovanna Parmigiani: “È annichilente, oltre lo sconforto. Il nuovo caso accertato di peste suina si è verificato in una zona collinare ad alta densità di cinghiali positivi, esattamente come il caso di quest’estate. Si continua a puntare il dito su possibili falle nella biosicurezza di allevamenti che ormai, tra procedure e zone di disinfezione, non sanno più come schermarsi. Il rischio zero non esiste e in estate ci dicevano di innalzare al massimo la biosicurezza, perché gli operatori entrano ed escono più frequentemente dagli allevamenti. L’incremento dei casi di positività in allevamento era stato correlato a questo aspetto, ma ora siamo in inverno e non c’è l’andirivieni dai campi. Fino a quando continueremo a non considerare che la malattia è portata dal vettore e quindi dal cinghiale, non risolveremo il problema”.

Ovviamente si procederà all’abbattimento di tutti i maiali dell’allevamento e poi si tracceranno tutti i movimenti e si analizzerà scrupolosamente se il virus può essersi spostato in altre porcilaie di conferimento, anche in quel caso i capi saranno tutti abbattuti. “Facciamo il vuoto dentro agli allevamenti, ma non attorno. E questo per quanto riguarda i casi di positività, ma la situazione è tragica per tutti gli operatori del comparto. Le maglie appena allentate sulla movimentazione dei suini si stanno di nuovo richiudendo – prosegue scorata Parmigiani – ancor prima che vengano modificate le zone di restrizione in virtù di questo nuovo caso e quindi anche chi ha gli allevamenti con i suini sani non può più spostarli, a meno di mandarli al macello, ammesso di trovarlo e con deflazioni speculative di prezzi. Il risultato sarà quello più volte denunciato e vissuto di trovarsi animali che vivono in stato di sovraffollamento tale da portare ad aumenti vertiginosi di mortalità e ovviamente a sforare ogni basico requisito di benessere. A ciò si aggiungano costi di gestione incalcolabili perché si ha anche un’enorme difficoltà a trovare macelli disposti a ricevere questi animali sani. Non è possibile – conclude Parmigiani – che questa situazione sia dovuta solo all’inefficacia delle azioni previste, un simile disastro presuppone quantomeno delle intenzioni, a quale livello non riusciamo a capirlo”.

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