Piano di riconversione industriale Eni Versalis: tra innovazione e criticità occupazionali

La transizione industriale di Eni Versalis a Brindisi solleva dubbi sui tempi e sull'impatto occupazionale, nonostante il progetto per le batterie elettriche prometta innovazione

Si è tenuto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy un incontro cruciale per il futuro del polo produttivo Eni Versalis di Brindisi. Al centro del dibattito, il piano di riconversione industriale che prevede la chiusura dell’impianto di cracking entro aprile 2025 e l’avvio di un nuovo progetto dedicato alla produzione di batterie LFP, in partnership con Seri Industrial.

Un futuro orientato alle batterie elettriche

Il piano presentato include la creazione di un nuovo impianto per la produzione di accumulatori elettrici, che dovrebbe entrare in piena operatività entro il 2028. Secondo le stime, il progetto garantirà un saldo occupazionale positivo a conclusione della transizione. Nonostante queste prospettive, permangono forti dubbi da parte della UGL Chimici, sindacato che rappresenta i lavoratori del settore, riguardo all’impatto immediato della chiusura del cracking.

Le riserve dei sindacati

Il Segretario Nazionale della UGL Chimici, Eliseo Fiorin, ha espresso preoccupazione per la rapidità della transizione: “La chiusura del cracking in così breve tempo rischia di creare un vuoto produttivo con ripercussioni gravi per il territorio e l’intera filiera industriale.” Fiorin ha inoltre sottolineato come il piano richieda un approccio più graduale per evitare gravi conseguenze occupazionali, soprattutto per i lavoratori del sito e dell’indotto.

La UGL Chimici ha chiesto un prolungamento delle attività del cracking per garantire una transizione sostenibile. Andrea Alario, Segretario Nazionale del Settore Energia, ha evidenziato la necessità di “scongiurare dismissioni non governate e fornire garanzie concrete ai lavoratori interessati.”

Partnership e monitoraggio

Il progetto, che vede una collaborazione al 50% con Seri Industrial, si basa su un’analisi di mercato favorevole, ma restano incognite legate alle attività produttive e ai livelli occupazionali dell’indotto. Per affrontare queste criticità, la UGL Chimici ha richiesto l’istituzione di un tavolo tecnico permanente che coinvolga tutte le parti interessate, così da monitorare ogni fase del progetto e minimizzare le ricadute negative sul tessuto produttivo locale.

La transizione deve coniugare innovazione e tutela sociale

Nonostante il potenziale innovativo del progetto, il sindacato insiste sulla necessità di garantire la salvaguardia dell’occupazione e il rispetto dei diritti dei lavoratori. “Non possiamo accettare che l’incertezza prevalga sulla pianificazione. È fondamentale gestire questa transizione con attenzione, assicurando una prospettiva concreta nel breve e nel lungo termine,” ha concluso Fiorin.

La UGL Chimici ha ribadito il proprio impegno nel monitorare il piano di riconversione, cercando un equilibrio tra innovazione industriale e tutela sociale in un momento cruciale per il territorio di Brindisi.

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