Il Ministero del Lavoro ha introdotto un nuovo piano integrato per la salute e la sicurezza sul lavoro, attivo dal 1° gennaio, con l’obiettivo di trasformare la percezione della sicurezza da obbligo normativo a valore culturale. La strategia mira a sensibilizzare lavoratori e cittadini, partendo dalle scuole e coinvolgendo le imprese con misure innovative.
Azioni pratiche e formazione culturale
Il piano include iniziative per promuovere una cultura della sicurezza, come concorsi rivolti ai giovani, corsi di aggiornamento per gli insegnanti, eventi e giornate tematiche. Sul versante operativo, le imprese beneficeranno di incentivi per conformarsi alle norme di sicurezza, affiancati da controlli di vigilanza più mirati grazie all’uso di analisi preventive e strumenti avanzati di intelligence.
Novità per il settore agricolo e i cantieri
Particolare attenzione è riservata ai settori più critici. In agricoltura, il monitoraggio satellitare sarà utilizzato per identificare situazioni di rischio, mentre nei cantieri edilizi è stato proposto un badge virtuale per tracciare in tempo reale la presenza dei lavoratori, migliorando il rispetto delle normative e la trasparenza.
Il ruolo degli enti di vigilanza
L’attuazione delle misure è affidata a Inail e all’Ispettorato nazionale del lavoro, supportati dal Sistema informativo nazionale per la prevenzione (Sinp), che facilita lo scambio di dati tra enti. Questa collaborazione mira a migliorare l’efficienza e a individuare con precisione le aree di maggiore vulnerabilità.
Critiche dai sindacati: mancanza di dialogo
Nonostante l’ambiziosità degli obiettivi, il piano ha suscitato perplessità, soprattutto da parte dei sindacati. Cristiano Pizzo della Cisl Friuli-Venezia Giulia ha sottolineato come l’assenza di un coinvolgimento diretto delle rappresentanze sindacali rappresenti una lacuna significativa. “In regione siamo abituati a collaborare con le istituzioni su questi temi, ma il piano appare carente in concretezza,” ha dichiarato.
Anche Massimo Minen della Uil regionale ha espresso critiche, evidenziando che l’esclusione delle parti sociali tradisce “la mancanza di volontà da parte del governo di dialogare con i territori e con le realtà locali.”