La vite del futuro: innovazione e sostenibilità dal Friuli

Un centro di ricerca all'avanguardia punta su varietà resistenti per il clima e le malattie

Nel cuore del Friuli, presso il Centro di ricerca dei Vivai cooperativi Rauscedo, si sta progettando il futuro della viticoltura. Qui, uno dei maggiori produttori mondiali di barbatelle, le piantine delle viti, sta sviluppando nuove varietà resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici. Attraverso un’accurata ricerca genetica e sperimentazione sul campo, il centro punta a rivoluzionare il settore vitivinicolo con soluzioni più sostenibili e resilienti.

Con otto laboratori all’avanguardia e 22 ettari di vigneto sperimentale, il miglioramento genetico avviene mediante tecniche di incrocio tradizionale. L’obiettivo è selezionare viti capaci di resistere ai principali patogeni, come la peronospora e l’oidio, oltre che agli stress idrici, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

La genetica al servizio della vite

Elisa De Luca, direttrice del Centro di ricerca VCR, descrive alla Rai il processo innovativo: “Utilizziamo il polline di donatori selezionati per fecondare i fiori di altre varietà. Una volta ottenuti i vinaccioli, li facciamo germinare. Le nuove piante vengono poi sottoposte a rigorose valutazioni, sia agronomiche che organolettiche, con l’aiuto di tecniche molecolari che ci consentono di prevedere i caratteri ereditati dalla progenie”.

Questi approcci hanno già portato a risultati concreti: 14 nuove varietà di vite sono state registrate, mentre altre 90 sono in fase di approvazione. Le piante sviluppate richiedono meno trattamenti fitosanitari, riducendo l’impatto ambientale della viticoltura.

Un impegno per la qualità e la sostenibilità

Il centro sta lavorando su oltre 30.000 genotipi, un numero impressionante che testimonia l’impegno nella ricerca. “Abbiamo ottenuto risultati eccellenti, sia in termini di resistenza alle malattie che di qualità del prodotto”, spiega De Luca. Le nuove varietà non solo diminuiscono l’uso di fitofarmaci, ma mantengono alti standard qualitativi, rendendole una soluzione ideale per i produttori.

Un altro importante filone di ricerca riguarda i portainnesti resistenti, ovvero la parte radicale della vite. Grazie a una selezione mirata, si stanno sviluppando radici capaci di adattarsi a terreni difficili e di ottimizzare l’utilizzo di acqua e nutrienti.

“Stiamo testando questi portainnesti in condizioni estreme per verificarne l’adattabilità. I primi risultati sono molto promettenti e continueremo a lavorare su questa linea”, conclude De Luca.

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