La carenza di infermieri negli ospedali italiani si conferma un problema critico, con prospettive allarmanti per il futuro. Secondo il sindacato di categoria Nursind, entro il 2029 la mancanza di personale infermieristico potrebbe raggiungere un deficit di 8.000-9.000 unità, con pesanti conseguenze per il sistema sanitario. Se queste stime venissero confermate, si rischierebbe la chiusura di almeno tre strutture territoriali, ciascuna con una capacità di 350 posti letto.
Una professione sempre meno attrattiva
Tra le cause principali della crisi, emerge una crescente disaffezione verso la professione infermieristica, percepita come poco gratificante sia economicamente sia per qualità della vita. Andrea Gregori, segretario provinciale di Nursind a Vicenza, sottolinea che i concorsi regionali per coprire i posti vacanti rappresentano solo una soluzione parziale. Il problema maggiore resta quello di trattenere i professionisti, molti dei quali tendono a tornare nelle proprie regioni di origine, dove il costo della vita è più basso rispetto al Veneto.
La fuga verso l’estero costituisce un ulteriore fattore aggravante. Gregori evidenzia come l’Italia sia diventata una sorta di “agenzia formativa” per medici e infermieri, che trovano all’estero condizioni di lavoro migliori, stipendi più alti e sistemi di welfare più efficienti.
Le conseguenze sul sistema sanitario
Le difficoltà di reclutamento e fidelizzazione del personale non riguardano solo il Veneto, ma riflettono un problema diffuso in tutto il Paese. Il rischio concreto è un collasso di alcuni presidi territoriali, compromettendo l’assistenza sanitaria per migliaia di cittadini. A ciò si aggiunge la competizione con i sistemi sanitari esteri, che sottraggono risorse formate in Italia grazie a incentivi economici e standard di vita superiori.