Venezia, la dipendenza dal turismo mette a rischio la sostenibilità economica 

L’appello è chiaro: il futuro di Venezia non può essere basato esclusivamente su un settore caratterizzato da salari bassi e precarietà

Venezia vive una realtà sempre più caratterizzata dal turismo, ma la mancanza di diversificazione economica evidenzia problemi strutturali. Uno studio della Cgil, basato sui dati Inps, ha analizzato occupazione e redditi, mostrando come la città abbia progressivamente abbandonato il settore manifatturiero a favore di quello terziario.

Mentre nel resto del Veneto la manifattura rappresenta ancora il 33% degli occupati, a Venezia il settore industriale non raggiunge il 20%, segnando una netta differenza rispetto al contesto regionale. Sul fronte dei redditi, il divario appare altrettanto significativo: la retribuzione annua lorda media nell’area metropolitana veneziana si ferma a 22.466 euro, contro i 24.493 euro del resto della regione.

Il peso dei contratti precari e l’aumento minimo degli stipendi

Uno dei principali ostacoli per i lavoratori veneziani è l’elevato numero di contratti precari, una caratteristica tipica del settore turistico. Questo si traduce in una crescita limitata degli stipendi: negli ultimi cinque anni, gli aumenti retributivi nella manifattura sono stati pari a 2.300 euro, mentre nel turismo si sono fermati a soli 680 euro.

Questi dati mettono in luce come il predominio del turismo non solo crei occupazione instabile, ma contribuisca anche a un rallentamento generale dell’economia locale, rendendo necessarie politiche di sostegno per altri settori produttivi.

Porto Marghera e il futuro industriale di Venezia

La Cgil di Venezia ha richiesto con forza nuovi investimenti pubblici, con particolare attenzione al rilancio del polo industriale di Porto Marghera. Storicamente simbolo della produttività veneziana, questo sito potrebbe rappresentare un’opportunità per diversificare l’economia della città e ridurre la dipendenza dal turismo.

L’appello è chiaro: il futuro di Venezia non può essere basato esclusivamente su un settore caratterizzato da salari bassi e precarietà. Investire nella manifattura e nelle infrastrutture industriali è essenziale per garantire stabilità economica e migliorare le condizioni dei lavoratori.

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