Grandi profitti, diritti calpestati: il lato oscuro delle aziende della grande distribuzione in Umbria

Dietro i record di fatturato delle principali aziende umbre si nascondono condizioni di lavoro precarie: la denuncia della Filcams Cgil accende i riflettori su diritti violati, contratti irregolari e ritmi insostenibili

Gdo

Le aziende della grande distribuzione continuano a dominare il mercato umbro, conquistando posizioni di vertice nella classifica regionale elaborata da Acacia Group e superando persino realtà iconiche come Cucinelli. Tuttavia, dietro questi numeri da capogiro si cela una realtà lavorativa allarmante, dove la dignità dei dipendenti sembra spesso sacrificata in nome del profitto. È quanto denuncia la Filcams Cgil di Perugia, puntando il dito contro una gestione aziendale che ignora il benessere dei lavoratori.

Lavoratori sfruttati e contratti irregolari

“I franchising della grande distribuzione sono un terreno fertile per gravi irregolarità2 afferma Massimiliano Cofani, segretario generale della Filcams Cgil di Perugia. “Tra i problemi più comuni troviamo il sotto inquadramento del personale, il mancato pagamento degli straordinari e l’utilizzo di contratti pirata firmati da sigle sindacali non rappresentative. Queste pratiche minano il diritto dei lavoratori a una retribuzione equa per il loro impegno quotidiano”.

Secondo il sindacato, molte delle aziende più redditizie del settore presentano relazioni sindacali pressoché inesistenti o meramente formali. Tra le criticità più evidenti emergono la salute e la sicurezza sul lavoro. Cofani riporta un caso in cui, a seguito di numerosi solleciti ignorati, è stato necessario coinvolgere l’USL e l’Ispettorato del Lavoro per ottenere il rispetto delle norme di sicurezza. Problemi persistono anche con i contratti part-time, spesso imposti, e con il rifiuto delle aziende di adeguare gli orari alle esigenze dei dipendenti.

Igiene e dignità sotto i riflettori

Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la gestione delle pulizie: le lavoratrici, denuncia la Filcams, sono costrette a occuparsi dei bagni dei clienti e dei piazzali esterni, talvolta con gli stessi abiti utilizzati per il servizio alla clientela. Una prassi che non solo risulta umiliante ma può avere gravi ripercussioni sulla salute.

Turni massacranti e ritmi insostenibili

Le politiche aziendali della grande distribuzione spesso ignorano la conciliazione tra vita privata e lavoro. Turni estenuanti e una ricerca spasmodica di produttività portano i lavoratori a ritmi che favoriscono problematiche muscoloscheletriche e altre condizioni di salute debilitanti.

Redistribuire la ricchezza: una priorità

“La straordinaria ricchezza generata da queste aziende deve essere redistribuita equamente tra chi contribuisce a crearla” sottolinea Cofani. “È inaccettabile che i lavoratori, alla base di questi successi, continuino a essere sfruttati. Serve una contrattazione di secondo livello efficace, capace di garantire condizioni di lavoro dignitose e una giusta ripartizione dei profitti“.

La Filcams Cgil rinnova l’appello al dialogo con le aziende, confermando il proprio impegno nel monitorare le situazioni irregolari e nel promuovere iniziative di sensibilizzazione. Parallelamente, invita le autorità competenti a intervenire con decisione per contrastare le pratiche illegali e tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori.

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