Le imprese venete si oppongono fermamente all’aumento dell’Irap deciso dalla Regione Veneto. Otto associazioni di categoria – Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Cna, Confartigianato, Casartigiani, Legacoop, Confapi e Ance – si sono schierate contro questa misura, definendola inopportuna e dannosa. La critica principale riguarda l’assenza di dialogo e confronto con le parti economiche prima di introdurre un provvedimento che impatta direttamente sul tessuto imprenditoriale della regione.
Una tassa di scopo o un peso fisso?
Le associazioni economiche sottolineano che, sebbene alcuni siano disposti a discutere di una tassa di scopo, resta inaccettabile l’idea di un’imposizione fiscale permanente. L’aumento dell’Irap viene percepito come un intervento volto a “tappare un buco” causato dal taglio di 22 milioni di euro deciso dal governo Meloni, piuttosto che come uno strumento per sostenere investimenti o lo sviluppo economico.
“Non è una tassa per la crescita, ma solo una soluzione emergenziale,” denunciano le categorie. L’assessore regionale Francesco Calzavara ha rassicurato che le aliquote per il 2025 sono già state definite e inserite in bilancio, ma il problema persiste per il 2026, quando si renderanno necessari ulteriori 60 milioni di euro per coprire il disavanzo.
Il paradosso delle politiche fiscali regionali
Un altro punto di scontro riguarda l’incoerenza percepita nelle politiche fiscali della Regione Veneto. La giunta guidata da Luca Zaia aveva fatto del mancato ricorso all’addizionale Irpef un vanto, ma ora si propone di aumentare l’Irap, creando malumori tra gli imprenditori.
L’assessore Calzavara ha dichiarato che la revisione dell’Irap per il 2026 sarà una decisione politica del presidente Zaia. Tuttavia, le imprese chiedono che si adotti una strategia più lungimirante e condivisa, in grado di garantire una crescita sostenibile senza gravare ulteriormente sulle attività produttive.