Sugar tax: appello al Governo per la cancellazione della tassa

Assobibe, Confagricoltura e le Associazioni di categoria chiedono un intervento urgente per scongiurare il rischio di gravi conseguenze per il settore delle bevande analcoliche.

Un appello congiunto è stato rivolto al Governo italiano da Confagricoltura e numerose Associazioni di Categoria per chiedere la neutralizzazione della Sugar tax, la nuova imposta sulle bevande zuccherate che dovrebbe entrare in vigore nel 2025. La richiesta è stata indirizzata alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e ai Vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani, evidenziando le possibili ripercussioni economiche e occupazionali per il settore.

Le preoccupazioni della filiera

Tra i firmatari della lettera figurano importanti realtà rappresentative della produzione e della distribuzione, tra cui Federalimentare, Federdistribuzione, Unionfood, Assobibe e Centromarca, insieme a sigle sindacali come Fai-Cisl, Flai-Cgil e UILA. La preoccupazione principale riguarda l’impatto negativo della Sugar tax sulla filiera delle bevande analcoliche, inclusi prodotti come cedrate, aranciate, chinotti, succhi e nettari, tutti simboli del made in Italy.

Secondo i firmatari, l’introduzione della tassa rischierebbe di:

  • Compromettere la crescita economica del settore, già colpito dai rincari delle materie prime e dall’inflazione.
  • Mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, in un comparto che coinvolge numerose imprese e lavoratori.
  • Penalizzare i consumatori italiani, con un probabile aumento dei prezzi al dettaglio.

Richiesta di confronto con il Governo

Le Associazioni auspicano che il Governo mantenga l’impegno dichiarato in precedenza per evitare l’introduzione della tassa. Inoltre, si dichiarano pronte a un incontro con i rappresentanti istituzionali per discutere soluzioni alternative che salvaguardino il settore senza gravare sui consumatori e sulle imprese.

Un impatto sul made in Italy

La Sugar tax, se confermata, potrebbe colpire una filiera produttiva che rappresenta un’eccellenza del made in Italy, mettendo in difficoltà aziende che investono nella qualità dei prodotti e nel rispetto delle normative europee. Le Associazioni evidenziano come questa misura possa penalizzare uno dei settori più dinamici dell’industria alimentare italiana, con potenziali ricadute anche sui mercati esteri.

 

 

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