Il Consiglio d’Europa ha rivolto un appello deciso all’Italia per assicurare che l’ex Ilva, l’acciaieria di Taranto, possa operare solo se verranno fornite prove scientifiche certe della compatibilità delle sue attività con la tutela della salute umana e dell’ambiente. Questa presa di posizione arriva dopo la valutazione delle misure adottate finora dallo Stato italiano in risposta alle sentenze della Corte europea dei diritti umani, che aveva condannato il Paese per i danni causati dall’impianto industriale.
L’organizzazione paneuropea ha sottolineato che, nel caso dell’ex Ilva, è imprescindibile garantire che le operazioni future dell’impianto siano conformi ai criteri di sicurezza ambientale e sanitaria. Il Comitato dei Ministri ha richiesto che l’autorizzazione al funzionamento dell’acciaieria venga subordinata all’esibizione di evidenze scientifiche inequivocabili, dimostrando così la sostenibilità delle attività industriali.
La Corte europea dei diritti umani aveva emesso diverse condanne contro l’Italia per non aver tutelato adeguatamente la popolazione di Taranto e delle aree circostanti dall’inquinamento generato dall’acciaieria. I danni accertati riguardano sia la salute pubblica sia l’ambiente, con implicazioni a lungo termine. Secondo il Consiglio d’Europa, le misure adottate finora non sono sufficienti per rispondere in modo completo alle problematiche sollevate.