Le coste e le campagne della Puglia sono minacciate da un’invasione di “specie aliene”, un fenomeno legato al cambiamento climatico e alla globalizzazione. Pesci, insetti e batteri provenienti da altri continenti stanno devastando coltivazioni e allevamenti, causando gravi danni economici e ambientali.
Specie invasive: i protagonisti dell’allarme
Tra le specie più pericolose, il pesce scorpione orientale è stato avvistato nelle acque di Gallipoli. Originario del Mar Rosso, è arrivato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. Altamente tossico per l’uomo e vorace predatore, questo pesce si nutre di grandi quantità di altri esemplari marini, senza incontrare antagonisti naturali a causa delle sue spine velenose.
Non meno preoccupante è il granchio blu, soprannominato il “killer dei mari”. Questo crostaceo, originario delle coste atlantiche americane, distrugge allevamenti di vongole e cozze, sterminando anche pesci e molluschi. La sua presenza si sta espandendo rapidamente, contribuendo al declino delle attività ittiche locali.
Nei campi, una distruzione silenziosa
L’invasione non si limita ai mari: nei campi pugliesi, il pappagallo verde, originario del Sudamerica, sta decimando raccolti di mandorle e frutta. Lo storno, un passeriforme divenuto stanziale in diverse aree della regione, provoca gravi danni agli uliveti e alle coltivazioni di ortaggi.
La situazione è aggravata dalla presenza della Drosophila suzukii, un moscerino che attacca ciliegie e frutti, e dal virus Citrus Tristeza, che mette a rischio gli agrumeti. Quest’ultimo, proveniente dall’Asia, si trasmette attraverso le piante e ha già imposto rigidi controlli sulle esportazioni italiane.
La Xylella e il punteruolo rosso: un disastro senza precedenti
Il caso della Xylella fastidiosa è emblematico: questo batterio, introdotto da piante tropicali, ha distrutto oltre 21 milioni di ulivi in Puglia, lasciando un panorama desolante. Con un ritmo di avanzamento di 20 chilometri l’anno, la Xylella ha infettato il 40% del territorio regionale, causando perdite economiche ingenti e la scomparsa di migliaia di posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine.
Anche il punteruolo rosso, insetto proveniente dall’Asia, ha causato enormi danni, in particolare alle palme del verde pubblico. Da quando è stato segnalato in Italia nel 2004, si è dimostrato un flagello difficile da contenere.
Cause e soluzioni
Secondo Coldiretti, la colpa è attribuibile a controlli insufficienti a livello europeo, che hanno permesso l’ingresso di materiale vegetale infetto. La globalizzazione degli scambi, unita al surriscaldamento globale, ha creato le condizioni ideali per la proliferazione di queste specie invasive. Dal 1800 a oggi, sei dei dieci anni più caldi mai registrati si collocano nell’ultimo decennio, con il 2024 tra i più roventi di sempre.
Coldiretti propone l’istituzione di una task force dedicata per affrontare l’emergenza e una revisione delle politiche comunitarie, insieme all’introduzione di tecnologie innovative come droni, robot e genetica avanzata per sostenere l’agricoltura.