Flop elettrico e crollo sul mercato, così il Cda di Stellantis ha spinto Tavares all’addio con un anno di anticipo

Gli scontri che hanno portato alle dimissioni del ceo. Gruppo a un comitato esecutivo guidato da John Elkann, il successore entro metà 2025. E il titolo crolla in Borsa

stellantis

Lo scontro con la politica. Lo scontro con i sindacati (soprattutto in Francia). Lo scontro anche con Confindustria. Ma soprattutto, lo scontro con il Consiglio di amministrazione del gruppo Stellantis, che si è acuito dopo i risultati di novembre, con le quote di mercato che si sono ridotto negli Usa (-17%), in Europa (-16,7% a ottobre su base annua), -24,6% in Italia. C’è la gestione del mercato dell’elettrico alla base del diverbio che ha portato con un anno di anticipo, rispetto alla scadenza del contratto, Carlos Tavares a dimettersi con effetto immediato dalla carica di amministratore delegato di Stellantis. Una decisione che il Consiglio di amministrazione del gruppo automobilistico ha accettato, all’unanimità.

“Sono stati giorni difficili – le parole del presidente John Elkann – con Carlos abbiamo percorso tanta strada e abbiamo ottenuto risultati importanti. Gli sarò sempre grato per il ruolo che ha avuto nella creazione di Stellantis. Tuttavia, il nostro consiglio di amministrazione ha deciso, per il bene dell’azienda, che era giunto il momento di separare le nostre strade”. Nel messaggio ai dipendenti anche il passaggio sulle ragioni di questa decisione: “Molti di voi si chiederanno cosa ci sia dietro la sua partenza anticipata. La semplice verità è che nelle ultime settimane sono emersi punti di vista diversi. In particolare, il Consiglio ha ritenuto che l’attenzione per la nostra azienda e per i nostri stakeholder dovesse essere orientata al lungo termine. Come sapete meglio di chiunque altro, questi sono tempi duri per il nostro settore. Li abbiamo già affrontati in passato e li abbiamo sempre indirizzati a nostro vantaggio. Insieme, lo faremo di nuovo”.

Elkann ha poi annunciato che un Comitato esecutivo, da lui stesso presieduto, gestirà l’azienda fino alla nomina del nostro nuovo ceo, che sarà nominato nella prima metà del 2025. Ora guardiamo avanti”.

Parole che non hanno rassicurato i dipendenti, ma soprattutto i mercati, con il titolo che è crollato in Borsa (-6,3%), toccando il minimo da luglio 2022.

 

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