Crisi del lavoro in Veneto: 900 licenziamenti in più, settore auto e moda in sofferenza

La situazione del mercato del lavoro nel Veneto evidenzia segnali di rallentamento, con quasi 2.000 posti persi nell'industria

Un’analisi approfondita del rapporto di Veneto Lavoro conferma le difficoltà del mercato del lavoro nella regione, in particolare nel settore industriale. Il numero di licenziamenti per motivi economici e collettivi è aumentato del 13% rispetto allo scorso anno, con un totale di 7.569 casi registrati nei primi dieci mesi del 2024. Come riportato dal Corriere del Veneto, tra i comparti più colpiti, spiccano la metalmeccanica, il sistema moda e l’automotive, segnando un calo occupazionale significativo rispetto agli anni precedenti.

Un quadro generale preoccupante

Secondo il report “Bussola” di Veneto Lavoro, il mercato del lavoro del Veneto si trova in una fase di raffreddamento. Il saldo tra assunzioni e cessazioni ha registrato un calo del 5% rispetto allo stesso periodo del 2023, con una riduzione di 4.318 posti di lavoro. Di questi, 3.508 riguardano contratti a tempo indeterminato, dimostrando un rallentamento nella creazione di posizioni stabili.

Focus sui settori in crisi

La situazione è particolarmente grave nell’industria, dove il saldo positivo di 10.858 posti nei primi dieci mesi del 2024 rappresenta una riduzione del 30% rispetto allo stesso periodo del 2023. Tra le cause principali, emerge un incremento dei licenziamenti nel comparto tessile-abbigliamento, concia e calzature, che ha perso complessivamente quasi 1.400 posti di lavoro quest’anno. Nel settore automobilistico, la perdita occupazionale è stata contenuta ma significativa, con 110 licenziamenti rispetto ai 54 dell’anno scorso.

Cassa integrazione in aumento

Un ulteriore segnale delle difficoltà è rappresentato dal forte incremento delle ore di cassa integrazione ordinaria. A settembre 2024, le ore autorizzate hanno superato i 7 milioni, in netto aumento rispetto ai 5 milioni dello stesso periodo del 2023. Il settore metalmeccanico è stato il principale beneficiario, con oltre 4,5 milioni di ore richieste, evidenziando una contrazione delle attività produttive.

Il commento degli esperti

Letizia Bertazzon, coordinatrice dell’Osservatorio di Veneto Lavoro, sottolinea che, sebbene non si possa ancora parlare di una vera e propria crisi occupazionale, i segnali di difficoltà sono evidenti. La riduzione delle cessazioni volontarie riflette una minore fluidità del mercato, mentre persistono le difficoltà di reclutamento per le aziende. La fase in cui molti lavoratori lasciavano un impiego per condizioni migliori sembra essersi esaurita.

Prospettive future

Il rapporto di Veneto Lavoro evidenzia una perdita complessiva di competitività rispetto ai livelli pre-pandemia, con il 2024 che segna una frenata rispetto ai progressi registrati nel biennio 2022-2023. La situazione del Made in Italy, in particolare, resta critica, con 3.131 licenziamenti registrati nei settori chiave del tessile e della moda, un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.

Nonostante il saldo positivo complessivo del mercato del lavoro, le difficoltà dell’industria veneta rappresentano un campanello d’allarme per l’intero sistema economico regionale. Interventi mirati potrebbero essere necessari per rilanciare i settori in crisi e stimolare una ripresa più stabile.

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