Il report rileva un quadro eterogeneo, con settori in difficoltà e altri in crescita. Costruzioni e servizi hanno continuato a fornire un contributo positivo alla produzione, bilanciando parzialmente la flessione industriale. Nell’industria manifatturiera, il valore aggiunto ha registrato una diminuzione del 2,2% nei primi sei mesi del 2024 su base annua. Le vendite, soprattutto quelle estere, sono calate in modo significativo (-8,8% a prezzi costanti e -10,9% a prezzi correnti, escludendo la cantieristica navale). Tra i settori industriali, solo l’agroalimentare e la cantieristica navale hanno mostrato una performance stabile, evidenziando una particolare tenuta in un contesto di diffusa flessione.
La situazione degli investimenti risulta meno negativa: Bankitalia riporta che le imprese friulane hanno mantenuto i propri investimenti a livelli stabili nei primi nove mesi del 2024, con il settore delle costruzioni che, sebbene in lieve rallentamento rispetto al 2023, ha continuato a registrare una crescita moderata. Gli effetti positivi del PNRR hanno contribuito a mitigare l’impatto della fine del Superbonus, garantendo sostegno agli investimenti immobiliari. Nel settore pubblico, la spesa in investimenti ha registrato una crescita significativa, contrastando la leggera flessione delle compravendite immobiliari.
A livello commerciale, nei primi sei mesi dell’anno il commercio al dettaglio ha subito un calo di fatturato, mentre il turismo ha mostrato una tendenza positiva. Sul fronte portuale, il Friuli Venezia Giulia ha visto un aumento dei volumi di attività del 4,9%, sostenuto dal comparto petrolifero, che ha registrato un incremento del 12,9%, bilanciato però dalla diminuzione del traffico container (-7,1%) e del traffico Ro-Ro (-3,6%).
Infine, il settore finanziario del Friuli Venezia Giulia ha continuato a subire un declino nei prestiti bancari alle imprese, che a giugno sono diminuiti dell’8,5% su base annua, fenomeno parzialmente spiegato dalla maggiore disponibilità di liquidità. Questa tendenza evidenzia un’ulteriore riduzione della domanda di credito da parte delle aziende, in linea con le difficoltà del tessuto produttivo regionale.