Il settore avicolo del Veneto è nuovamente in allerta dopo la conferma del primo focolaio autunnale di influenza aviaria in un allevamento di tacchini a Mira, segnalato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Michele Barbetta, presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto, ha commentato che l’arrivo anticipato del virus, probabilmente dovuto al freddo precoce e alla migrazione degli uccelli, rappresenta una minaccia costante per il comparto. “Per noi allevatori, l’influenza aviaria è una spada di Damocle”, ha affermato, sottolineando l’importanza di rispettare le misure di biosicurezza recentemente adottate dalla Regione Veneto.
Tra le nuove misure di prevenzione, attive dal 20 settembre, ci sono la chiusura del pollame all’aperto, il divieto di partecipazione a fiere e norme specifiche per l’accasamento dei tacchini. Queste precauzioni mirano a ridurre il rischio di contagi, ma non eliminano del tutto le incertezze che affliggono il settore. Diego Zoccante, presidente degli avicoltori di Confagricoltura Verona e dell’Ava, ha spiegato che l’aviaria rende difficile la programmazione per gli allevatori, costringendo molti a blocchi produttivi che gravano pesantemente sulle attività, aggravati dal ritardo nei ristori economici.
Il settore avicolo del Veneto rimane un pilastro dell’economia agricola regionale, con 788 allevamenti di pollo da carne e 432 di tacchini, quest’ultimi in crescita dell’8%. Verona è la provincia leader, con il 50% della produzione regionale, seguita da Padova, Venezia, Treviso e Vicenza. Tuttavia, il valore della produzione avicola ha subito una flessione dell’8%, principalmente a causa del calo delle quotazioni. Nonostante le difficoltà, il Veneto mantiene il primato nazionale nel comparto.
Zoccante ha infine auspicato un’accelerazione della sperimentazione sui vaccini per i tacchini, simile a quella avviata in Francia per le anatre, per poter tornare a lavorare con maggiore serenità.