L’Italia, con oltre 220 mila ettari coltivati principalmente tra Piemonte e Lombardia, è il principale produttore di riso in Europa. Una delle aree più vocate a questa coltura è la provincia di Vercelli, culla della start-up innovativa “Quanto”. Fondata nel novembre 2021 come spin-off dell’Università di Varese, Quanto è nata grazie alla visione di Anna Cecilia Rosso, docente universitaria con una lunga tradizione familiare nel settore del riso.
Rosso, originaria di Vercelli, ha unito la sua passione per la divulgazione scientifica con l’eredità familiare: da generazioni la sua famiglia coltiva riso nel vercellese, fin dai tempi del trisavolo Pietro Rosso, pioniere della coltivazione del riso in quell’area. Oggi, Anna Cecilia, bisnipote di Pietro, continua questa tradizione con un approccio innovativo. Nata in Canada e cresciuta tra studi internazionali, ha una laurea in Economia dalla Bocconi e un dottorato conseguito a Londra. Attualmente vive a Milano e insegna all’università.
Insieme al marito Andrea Bracchi, ha fondato Quanto, una start-up di nicchia che produce circa mille confezioni di riso l’anno, suddivise in tre linee principali. Pur avendo una parte della produzione familiare, Quanto seleziona le migliori varietà, cura la commercializzazione e si impegna a diffondere la conoscenza scientifica legata alla coltivazione del riso.
“La mia passione per il riso è radicata nella mia storia familiare, ma l’ho sempre voluta combinare con il mio amore per la scienza” racconta Anna Cecilia Rosso. “Ho notato che spesso la scienza, per quanto fondamentale, non riesce a raggiungere la società in maniera chiara. Ho pensato a un modo per trasmettere i messaggi scientifici attraverso il cibo, creando QuantoRiso.com.“. Quanto non si limita alla produzione di riso, ma rappresenta anche un portale di divulgazione scientifica, affrontando temi di ecosostenibilità e innovazione.
Quanto ha scelto di distribuire i suoi prodotti solo in negozi che condividono i valori aziendali, focalizzati sulla sostenibilità ambientale e il rispetto della scienza. Per estendere la disponibilità a livello nazionale, la start-up ha lanciato anche un e-commerce, disponibile su Amazon e sul sito ufficiale www.quantoriso.com.
Le varietà di riso attualmente commercializzate da Quanto sono tre: il Carnaroli, ideale per risotti e piatti tipici; il riso rosso integrale, perfetto per zuppe e vellutate; e il riso nero Ebano, vero fiore all’occhiello dell’azienda. Quest’ultimo, lanciato nel 2022, è cresciuto con metodi biologici, richiede poca acqua ed è naturalmente resistente alle malattie, riducendo la necessità di trattamenti chimici. Il riso Ebano ha una consistenza unica e, dal punto di vista nutrizionale, è un riso integrale altamente equilibrato.
“Il riso Ebano è un prodotto che piace molto”, spiega Anna Cecilia Rosso. “Ma non ci fermiamo qui. Presto lanceremo una nuova varietà di riso rosso Quanto, ancora più sostenibile. Vogliamo continuare a innovare e a rispettare la natura”.
La missione scientifica di Quanto
Quanto Riso ha una missione ben precisa: non solo produrre riso di alta qualità, ma anche sostenere e diffondere la ricerca scientifica. La start-up sostiene un progetto editoriale che mira a sensibilizzare il pubblico su temi scientifici, fornendo contenuti divulgativi accessibili a tutti. L’obiettivo di Quanto è alimentare la mente oltre che il corpo, creando una società più consapevole e rispettosa del pianeta e dei suoi abitanti. Attraverso il riso, Quanto spera di avvicinare il pubblico alla scienza, stimolando un dialogo che potrebbe influenzare anche le istituzioni.
Il Riso Ebano, l’innovazione sostenibile
Il riso Ebano, una varietà di riso nero nata in Italia, rappresenta un’importante innovazione nel settore. Con tempi di maturazione molto rapidi, può essere seminato fino a fine giugno e raccolto in appena 90 giorni. Questa varietà cresce fino a 65 cm ed è particolarmente adatta a semine ritardate e coltivazioni biologiche. Il riso Ebano non richiede fertilizzanti chimici, preferendo concimi organici, e ha una produttività limitata ma una resa elevata. Grazie alla sua resistenza alle malattie, non necessita di trattamenti fungicidi, rappresentando una scelta ideale per un’agricoltura sostenibile e a basso impatto ambientale.