Spoletino in Bilico: tra sfide economiche e nuove opportunità per il futuro del comprensorio

Un report svela i problemi e le potenzialità dell'economia locale: crescenti difficoltà finanziarie, spopolamento e nuove prospettive da cogliere

Federico Sisti, Andrea Sisti e Giorgio Mencaroni

L’economia del comprensorio spoletino, che include i territori di Spoleto, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, evidenzia una serie di criticità e ritardi, ma anche importanti segnali di vitalità e potenzialità ancora da sviluppare. Questo è quanto emerge dal recente rapporto della Camera di Commercio dell’Umbria, che ha messo a confronto le performance economiche dell’area con quelle della regione e del contesto nazionale.

Il report è stato il tema centrale dell’incontro che si è svolto nella Sala della Spagna del Comune di Spoleto, dove i rappresentanti della Camera di Commercio hanno incontrato le istituzioni e le categorie economiche locali. L’incontro si è tenuto subito dopo una seduta della Giunta dell’ente camerale, nell’ambito dell’iniziativa “La Camera di Commercio incontra i territori”, che punta a promuovere un dialogo diretto con le realtà economiche e sociali regionali.

Andrea Sisti, sindaco di Spoleto, ha evidenziato l’importanza del documento: “Il report offre una panoramica completa dell’economia del nostro territorio, con dati difficilmente reperibili altrove, come quelli sui bilanci aziendali. Spoleto e il suo comprensorio emergono come aree centrali, con potenzialità ancora da valorizzare attraverso collaborazioni più strette tra le diverse realtà locali”.

Anche Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, ha sottolineato il valore dell’iniziativa, ora al suo quarto appuntamento: “Questo percorso ci permette di ascoltare direttamente i territori, favorendo un confronto concreto e mirato, per raccogliere suggerimenti e proposte utili a rendere più efficaci le nostre politiche a supporto delle imprese”.

Federico Sisti, segretario generale della Camera di Commercio, ha poi illustrato i principali risultati del report. Dalle analisi emerge che le aziende del comprensorio spoletino hanno sofferto più di altre aree l’aumento dei tassi di interesse, con un incremento dei costi bancari più significativo rispetto alla media nazionale e regionale. In particolare, le società di capitali della zona hanno visto i loro costi annuali aumentare da 18.039 euro nel 2019 a 53.431 euro nel 2023, una cifra superiore sia alla media umbra che a quella nazionale.

Oltre alle difficoltà finanziarie, il report evidenzia anche problematiche demografiche: tra il 2011 e il 2023, la popolazione del comprensorio è diminuita del 5,8%, e si prevede che continuerà a ridursi ulteriormente entro il 2042. A ciò si aggiunge un progressivo invecchiamento della popolazione e l’emigrazione giovanile, che contribuiscono a un quadro di spopolamento più accentuato rispetto alla media nazionale e regionale.

Nonostante questi aspetti negativi, il report offre anche spunti positivi. Il comprensorio mostra, ad esempio, un indice di disuguaglianza inferiore alla media nazionale e regionale, e il settore turistico sta registrando una crescita significativa, con 287 attività e 1.139 addetti nel settore. Anche se il numero di presenze turistiche per abitante è leggermente inferiore alla media regionale, gli operatori del settore sono ottimisti sulla tendenza positiva degli ultimi anni.

Nel complesso, nel 2023, il comprensorio conta 4.105 imprese attive, rappresentando il 5,3% del totale regionale, con 13.671 addetti, pari al 4,7% del totale umbro. Un aspetto di particolare rilievo è rappresentato dalla filiera dell’olio, in cui il comprensorio spoletino eccelle: il valore medio della produzione per azienda è infatti 5,4 volte superiore alla media regionale e 7,2 volte più alto di quella nazionale, con un valore aggiunto per impresa decisamente superiore.

In sintesi, l’economia del comprensorio spoletino si trova ad affrontare sfide complesse, ma con significative opportunità di crescita, soprattutto nei settori chiave come il turismo e l’agroalimentare, che potrebbero rappresentare il motore di una futura ripresa economica.

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