Crisi del lavoro in Abruzzo: dati allarmanti e situazione critica nel 2024

L'Abruzzo registra un calo occupazionale significativo nel primo semestre del 2024, con un decremento di 12.000 posti di lavoro. In controtendenza rispetto al dato nazionale, che mostra una crescita dello 0,7%, la regione subisce una riduzione del 2,4%, posizionandosi tra le ultime quattro regioni in Italia per performance occupazionale

Il settore dei servizi è stato il più colpito, con una perdita di 18.000 lavoratori, seguito dal comparto del commercio, degli alberghi e dei ristoranti, che ha visto una riduzione di 12.000 unità. L’industria, sebbene rappresenti il motore economico della regione, ha registrato una lieve flessione di 1.000 posti, mantenendo una certa stabilità. Tuttavia, il settore delle costruzioni ha subito una contrazione significativa di 10.000 unità, collocando l’Abruzzo all’ultimo posto a livello nazionale.

Nel primo semestre del 2024, il tasso di occupazione in Abruzzo è sceso al 60,5%, con un divario negativo rispetto alla media nazionale di 1,8 punti percentuali, posizionando la regione al 13° posto tra le regioni italiane. Parallelamente, i disoccupati sono aumentati di 11.000 unità, con un incremento del 26,7%, in controtendenza rispetto al calo dell’11,8% registrato a livello nazionale. Questo aumento ha portato il tasso di disoccupazione regionale al 9,7%, 2,9 punti percentuali sopra la media italiana, collocando l’Abruzzo al quintultimo posto nella classifica nazionale.

Imprenditoria ed export: luci e ombre sull’economia regionale

Nel contesto economico generale, il numero di imprese in Abruzzo è diminuito di 238 unità, pari a un calo dello 0,16%, in contrasto con l’aumento dello 0,31% registrato a livello nazionale. Questo trend negativo colloca la regione al terzultimo posto tra le regioni italiane. Sul fronte dell’export, invece, l’Abruzzo ha registrato un incremento di 106 milioni di euro, equivalente al 2,1%, rispetto a una contrazione nazionale dell’1,1%. Tuttavia, la regione è scivolata dal 3° al 12° posto nella graduatoria nazionale a causa del crollo del settore automotive, che ha perso 106 milioni di euro, compensato solo parzialmente dal comparto farmaceutico, che ha segnato un incremento di 281 milioni di euro.

La fragilità del tessuto economico abruzzese

La crisi economica della regione trova le sue radici nella struttura produttiva composta prevalentemente da microimprese, che rappresentano il 96% del totale e impiegano il 56% dei lavoratori. Queste aziende, caratterizzate da problemi strutturali e da una limitata propensione all’innovazione, faticano a competere sul mercato nazionale e internazionale. È quindi urgente individuare strategie e risorse capaci di stimolare la competitività e sostenere la ripresa economica regionale.

Il settore agricolo ha rappresentato un’eccezione positiva, registrando un incremento del 35,2%, in netto contrasto con la flessione nazionale del 3,8%. Anche il comparto del commercio, alberghi e ristoranti ha mostrato segnali di ripresa, con una crescita del 12%, superiore al 5,2% registrato a livello nazionale. Al contrario, le costruzioni hanno subito una pesante decrescita del 22,5%, posizionando nuovamente l’Abruzzo all’ultimo posto tra le regioni italiane.

La situazione complessiva dell’economia abruzzese evidenzia una crisi profonda e persistente, che richiede interventi mirati e un cambio di rotta per garantire un futuro più stabile e prospero alla regione.

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