Confcommercio, attraverso la Vicepresidente Donatella Prampolini, ha espresso la sua posizione contraria all’introduzione di nuovi obblighi per le imprese in merito alla gestione delle eccedenze alimentari, durante un’audizione in Commissione Industria del Senato. Prampolini ha sottolineato l’importanza di focalizzare le strategie sul consumatore, poiché solo una maggiore sensibilizzazione ed educazione possono ridurre lo spreco alimentare in modo significativo e duraturo.
Confcommercio ritiene che obbligare le aziende a gestire e donare le eccedenze alimentari, come proposto da alcune leggi, imporrebbe adempimenti amministrativi onerosi, soprattutto per le piccole imprese. Inoltre, secondo Prampolini, la mancanza di una metodologia chiara per misurare lo spreco alimentare nel Paese rende difficile stabilire obiettivi di riduzione concreti.
I dati del rapporto Waste Watcher 2024 presentano uno scenario preoccupante: lo spreco alimentare in Italia è cresciuto del 45,6% rispetto al 2023, con 683,3 grammi di cibo gettato via settimanalmente per persona. I cibi più sprecati sono frutta, verdura e pane fresco, pilastri della dieta mediterranea. Le cause principali del fenomeno sono da ricercarsi sia nella scarsa qualità dei prodotti, sia nel comportamento dei consumatori, che spesso dimenticano alimenti in frigorifero o non pianificano i pasti.
Lino Enrico Stoppani, Vicepresidente vicario di Confcommercio, ha sottolineato la necessità di investire maggiormente nell’educazione alimentare, resistendo all’introduzione di ulteriori obblighi per le imprese. Secondo Stoppani, molti ristoratori offrono già soluzioni per ridurre gli sprechi, come permettere ai clienti di portare a casa il cibo avanzato. Inoltre, suggerisce che per incentivare le donazioni, sarebbe utile ridurre gli oneri burocratici e abbassare la TARI.
Anche altri esperti, come Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher International, e Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, hanno ribadito l’importanza di intervenire sull’educazione alimentare e promuovere pratiche virtuose, già adottate con successo in altri Paesi del G7. In Italia, le politiche pubbliche devono puntare a campagne informative e ad un maggiore coinvolgimento delle scuole per educare le nuove generazioni a una gestione più responsabile del cibo.