La Confesercenti del Trentino ha celebrato il suo 50º anniversario, un traguardo importante per l’associazione nata il 7 luglio 1974. In occasione delle celebrazioni, il presidente Mauro Paissan ha lanciato un chiaro messaggio: è necessario ripensare profondamente il settore terziario, dato che fare impresa a livello locale sta diventando sempre più complesso. Tra i principali ostacoli citati da Paissan figurano il peso del fisco, il costo del lavoro e la burocrazia, che spesso distolgono gli imprenditori dalle vere priorità del fare impresa.
Il settore terziario, e in particolare il commercio e il turismo, richiedono nuove strategie per diventare più forti e competitivi. Secondo Paissan, il futuro passa da un turismo d’eccellenza e da un comparto industriale capace di trainare l’economia verso i mercati internazionali, con retribuzioni adeguate che possano attrarre talenti e investimenti. Inoltre, è fondamentale una convergenza di intenti tra politica e mondo economico, per favorire la crescita del territorio.
Durante l’evento erano presenti importanti figure istituzionali, tra cui Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti, il sindaco di Trento Franco Ianeselli e il presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Fugatti ha ribadito l’impegno della provincia a sostenere l’economia locale attraverso un lavoro sinergico con tutte le categorie economiche, sottolineando l’importanza di un’azione coordinata per garantire prosperità.
Agnese Vitali, del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, ha evidenziato le sfide demografiche future per il Trentino, con una popolazione sempre più anziana e una crescente carenza di manodopera. Secondo Vitali, settori come la silver economy e l’assistenza sanitaria vedranno una maggiore domanda di lavoro, mentre il ruolo della forza lavoro straniera sarà cruciale per compensare i vuoti nel mercato. Inoltre, ha posto l’accento su come la flessibilità lavorativa sia essenziale per incentivare l’occupazione femminile, soprattutto dopo la maternità, quando una donna su cinque lascia il mercato del lavoro.