Il settore dello sci trentino ha registrato record di passaggi e bilanci positivi nelle ultime stagioni, confermandosi uno dei pilastri economici della regione. Tuttavia, la Cgil lancia un allarme sulle località più piccole e a bassa quota, che potrebbero essere seriamente compromesse dai cambiamenti climatici. Franco Pinna, rappresentante del sindacato, ha sottolineato come queste aree stiano già subendo le conseguenze della diminuzione delle nevicate: “Le temperature in aumento rendono sempre più difficile garantire la neve in queste località, e senza investimenti mirati rischiano di scomparire”.
Durante un convegno tenutosi a Trento, il dibattito ha visto la partecipazione di vari attori del settore, tra cui gli impiantisti, rappresentati dal vicepresidente dell’Anef, Cristian Gasperi. Quest’ultimo ha rilanciato l’importanza di concentrarsi sui grandi comprensori sciistici, che hanno maggiori possibilità di sopravvivere alle sfide poste dal cambiamento climatico. “Dobbiamo ampliare le aree sciabili nei territori che hanno un futuro”, ha dichiarato Gasperi, evidenziando come le stazioni di alta quota abbiano prospettive migliori rispetto a quelle situate a quote più basse.
Anche l’economista Michele Andreaus ha ribadito questa visione, spiegando che molte stazioni sulle Alpi vivranno lo stesso destino delle aree sciistiche dell’Appennino, ormai quasi scomparse a causa dell’innalzamento delle temperature. Il futuro dello sci sembra quindi garantito solo per i comprensori di alta montagna, che possono ancora contare su stagioni invernali consistenti.
Per quanto riguarda le località minori, la Cgil ha sollecitato un ripensamento del modello turistico, proponendo una diversificazione delle offerte, soprattutto estive. Pinna ha suggerito di guardare oltre la stagione invernale, immaginando un turismo di montagna che offra attività alternative, come il trekking o il cicloturismo, capaci di garantire occupazione anche fuori dai periodi di alta stagione. “Si dovrebbe puntare su una stagione estiva più strutturata, per dare ai lavoratori la possibilità di impiego anche in altri periodi dell’anno“, ha concluso Pinna, auspicando un intervento anche della politica in questo processo di trasformazione.