Il settore dei salumi italiani ha affrontato un 2023 non particolarmente brillante, ma il prosciutto San Daniele si distingue per la sua stabilità e resistenza sul mercato. Mario Emilio Cichetti, direttore generale del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, ha dichiarato che i dati di vendita e dell’export confermano l’elevata richiesta del prodotto, con quantità di affettamento in linea con quelle degli anni precedenti. Nel 2023, il Consorzio ha prodotto quasi tre milioni di prosciutti, dimostrando la solidità di un prodotto fortemente legato al territorio.
Uno degli elementi chiave per il successo del San Daniele è il prosciutto affettato in vaschetta, che rappresenta una parte importante dell’export, arrivato a coprire il 19% delle vendite. Tra i principali mercati esteri figurano Francia, Germania, Stati Uniti e Australia, con quest’ultima che continua a mostrare una domanda costante nonostante la distanza geografica. In particolare, i mercati oltreoceano preferiscono le versioni disossate e preaffettate, contribuendo a mantenere una presenza solida del San Daniele anche a livello globale.
Cichetti ha inoltre sottolineato come il prosciutto San Daniele sia un prodotto DOP, garanzia di qualità e legame con il territorio. La filiera produttiva è composta da circa 30 aziende, di cui oltre la metà sono grandi gruppi industriali, affiancati da aziende familiari locali e produttori di medie dimensioni che operano in modo esclusivo sul prosciutto.
Un altro punto di forza del territorio di San Daniele del Friuli è il suo microclima unico, che lo protegge maggiormente dai cambiamenti climatici rispetto ad altre aree. Tuttavia, il direttore ha ammesso che è solo questione di tempo prima che anche il settore agricolo e la produzione debbano affrontare nuove sfide legate al clima. Oggi, però, le maggiori difficoltà derivano dai costi di produzione in aumento, legati soprattutto alle instabilità geopolitiche globali e alle relative conseguenze sui consumi.