L’Italia si conferma come uno dei principali attori globali nell’industria dell’olio d’oliva, con una quota del 15% della produzione mondiale, affermandosi come il secondo esportatore e il primo consumatore, con una media di 8,2 litri di consumo pro capite all’anno. Con oltre 500 varietà di olive, il nostro Paese vanta anche il primato per il maggior numero di oli extravergine a denominazione protetta in Europa (42 Dop e 8 Igp).
A Roma, presso Palazzo della Valle, Confagricoltura e Costa d’Oro hanno organizzato un evento per la presentazione del “Manifesto della Produzione Olivicola Sostenibile”, facendo il punto sulla campagna olivicola in corso. Secondo Tiziana Sarnari di Ismea, le prospettive per la stagione attuale sono tutt’altro che rosee per l’Italia, nonostante la crescita di altri Paesi concorrenti. Le avversità climatiche e l’alternanza naturale nella produzione hanno causato un calo significativo, con il prezzo dell’olio italiano che ha superato i 9 euro al chilo per mesi.
Il consumo globale di olio d’oliva è in costante crescita, ma eventi climatici estremi come siccità e alluvioni hanno inciso negativamente sulla produzione. In questo contesto, la sostenibilità e l’efficienza economica diventano cruciali per il futuro del settore. L’industria olivicola italiana, che si fonda su secoli di tradizione, necessita di innovazione e investimenti per far fronte a una struttura produttiva frammentata, caratterizzata da piccoli oliveti con una superficie media di soli 2 ettari.
Pascal Pinson, direttore generale di Costa d’Oro, ha sottolineato l’importanza di un approccio collaborativo: “Conoscenza, condivisione e crescita sono i pilastri del Manifesto della Produzione Olivicola Sostenibile”. L’obiettivo è recuperare, gestire o piantare oltre un milione di alberi entro il 2030, migliorando al contempo l’occupazione agricola. La “Planet O-live Academy” mette in rete università, associazioni di settore, agricoltori e frantoiani, codificando le migliori pratiche di produzione sostenibile per diffonderle a un ampio numero di olivicoltori.
Luca Sebastiani della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha evidenziato l’importanza della collaborazione tra i vari attori della filiera olivicola, affinché le sfide quotidiane degli agricoltori possano essere affrontate con il supporto della ricerca scientifica. Questo approccio rende la scienza più vicina alle reali necessità del settore.
Anche Maurizio Servili dell’Università di Perugia ha sottolineato l’importanza di valorizzare ogni parte del frutto dell’olivo, dato che solo il 15% dell’oliva viene effettivamente utilizzato per produrre olio, mentre il resto ha un utilizzo marginale o nullo. La gestione degli scarti rappresenta un costo significativo, ma l’adozione di progetti di economia circolare può offrire soluzioni innovative.
Il Manifesto si basa su testimonianze concrete di olivicoltori, le cosiddette “Storie di Academy”, che condividono esperienze e soluzioni pratiche. Due esempi sono quelli di Pierluigi Taccone, che ha scelto la qualità per compensare la ridotta quantità di produzione, e Sabina Cantarelli e Pier Riches, che promuovono un’integrazione armoniosa tra produttività e sostenibilità.
Infine, il contributo dei tecnici agronomi è fondamentale per promuovere il cambiamento sul territorio, come sottolineato da Marco Viola di Assoprol, che ha annunciato l’ingresso di cinque nuovi esperti nel team dell’Academy. Questa figura professionale ha il compito di creare una rete di olivicoltori, fornendo supporto e consigli per migliorare la produzione.
Walter Placida, presidente della Federazione Nazionale Olivicola di Confagricoltura, ha concluso sottolineando l’importanza della collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti per garantire lo sviluppo del settore e un futuro commerciale solido.