“Da mesi stiamo cercando di richiamare l’attenzione sulle criticità che minacciano il settore della moda, con particolare riferimento alle industrie manifatturiere come il tessile, la concia e la pelletteria”. A parlare è Gianluca Persico, segretario generale di Filctem Cgil Toscana.
“A fine marzo 2024, insieme a Femca Toscana e Uiltec Toscana, abbiamo formalmente richiesto alla Regione Toscana di convocare un tavolo di Unità di Crisi. Successivamente, a metà maggio 2024, abbiamo presentato una richiesta analoga ai ministeri competenti”.
“I primi mesi del 2024 hanno segnato una delle peggiori performance per i settori del Made in Italy. La produzione nazionale ha registrato un calo annuo dell’8,8%, con una preoccupante accentuazione del 9,3% durante il periodo pre-feriale. In particolare, il settore della pelle ha subito un crollo a doppia cifra”.
“A questa contrazione dei consumi interni si aggiunge una significativa flessione dell’export. La crisi del commercio internazionale sta pesando gravemente sulle vendite estere: se nel 2023 l’export era stagnato a -0,3%, il 2024 non presenta prospettive migliori”.
“È un errore considerare questi settori esclusivamente come appannaggio dei grandi brand. In realtà, si tratta di comparti con una forte vocazione artigiana, strettamente legata alle commesse dei marchi, ma che rappresentano una componente fondamentale di un sistema caratterizzato da un’alta densità di piccole e medie imprese artigiane”.
In Toscana, come nel resto del Paese, il protrarsi di questa crisi rischia di decimare un tessuto produttivo che racchiude competenze, esperienze professionali e una tradizione manifatturiera artigiana e tecnologica, elementi che hanno finora contraddistinto le nostre produzioni e attratto il mercato internazionale”.
“Se riteniamo che tutto questo non abbia più valore, possiamo attendere passivamente la fine della crisi e vedere cosa rimarrà. Tuttavia, come Filctem Cgil Toscana, non possiamo accettare la distruzione di settori così vitali per l’economia del territorio e per l’occupazione. Non possiamo assistere inermi alla perdita di professionalità, competenze, storia e creatività, sacrificati in favore della produzione di massa all’estero, spesso in paesi che non rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori”.
“Per questo continuiamo a insistere sulla necessità di trovare soluzioni che garantiscano la sopravvivenza di occupati e imprese, ormai prossimi alla fine degli ammortizzatori sociali, fino alla ripresa produttiva”.
“Abbiamo un’occasione unica per salvaguardare l’eccellenza e il patrimonio della moda italiana, evitando errori già commessi in altri settori in cui il nostro Paese eccelleva ma non ha saputo tutelare adeguatamente. Questa lezione non deve essere dimenticata”.