La trebbiatura del grano in Umbria è alle fasi finali, con le aziende agricole che affrontano bilanci difficili a causa di costi di produzione elevati e prezzi di vendita insoddisfacenti. Nonostante la qualità del grano sia buona e le rese nelle pianure siano importanti, i terreni argillosi non hanno fornito risultati ottimali.
Coldiretti Umbria ha evidenziato come la situazione economica sia aggravata dalle importazioni di grano straniero, che nei primi quattro mesi del 2024 hanno superato i 2,7 miliardi di chili, un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2023.
“Nonostante in alcuni territori le rese e la qualità siano soddisfacenti, i prezzi restano troppo bassi per le nostre aziende” afferma Luca Grasselli, cerealicoltore di Perugia. “Anche i costi di produzione rimangono alti, dai carburanti ai concimi, fino alla manutenzione delle macchine”.
Anche in provincia di Terni, la stagione della trebbiatura si sta concludendo, ma il bilancio è ancora deludente. Sergio Tamburini, cerealicoltore di Montecastrilli, riferisce che i prezzi riconosciuti agli imprenditori non coprono ancora i costi di produzione, nonostante la produzione variabile nelle diverse zone.
“Il nostro obiettivo” commenta Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria, “è valorizzare le produzioni locali di grano, garantendo una giusta remunerazione agli agricoltori e offrendo tracciabilità e qualità ai consumatori. Tuttavia, con produzioni in calo nel nord e sud del Paese, ci aspettiamo quotazioni diverse”.
Agabiti esprime soddisfazione per la proposta di un piano di settore avanzata dal sottosegretario Patrizio La Pietra, durante il tavolo di filiera sul grano tenutosi a Roma presso il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
“L’invasione di grano straniero, spesso coltivato con sostanze vietate in Italia e nell’UE, colpisce duramente la produzione Made in Italy” ribadisce Agabiti. “È necessario affermare il principio di reciprocità delle regole, vietando l’ingresso in Europa di prodotti ottenuti con sostanze vietate e sfruttamento dei lavoratori, e garantire un’etichettatura trasparente su tutti gli alimenti”.
Agabiti conclude sottolineando l’importanza di creare filiere 100% italiane dal campo alla tavola e l’impatto positivo delle misure del Dl Agricoltura sulle pratiche sleali e i 32 milioni di euro disponibili per i contratti di filiera del grano. Tuttavia, è essenziale fermare i continui sottocosto per la pasta 100% italiana per garantire una remunerazione equa alle aziende cerealicole.