Solo (quasi) numeri positivi per l’economia sarda destinata all’export. E dire che veniva da un anno, il 2023, decisamente negativo, che aveva fatto aumentare i timori per un tracollo. Parole non buttate al vento, dal momento che la statistica indicava come un quarto la perdita delle merci che avevano varcato l’Italia. Certo, l’economia della Sardegna è molto “drogata” dall’industria petrolchimica che raggiunge ben l’82% dell’export, ma il calo c’era stato come aveva desunto il Centro Studi della Cna dell’Isola. Istituto che certifica pure la ripresa: rispetto allo scorso anno l’export è risalito quasi del nove per cento ed anche nel mondo dell’agroalimentare c’è da registrare un aumento del 6 per cento.
Numeri in chiaroscuro però si intravede la fine del tunnel grazie anche all’attenzione di un tessuto economico fatto di piccole imprese che ha sostanzialmente tenuto dopo essere stato ad un passo dal baratro. Le prospettive sono dunque molto buone in maniera complessiva e si attendono anche le misure che la nuova Giunta Regionale ha intenzione di applicare a sostegno dell’economia regionale, che deve scontare parecchi gap come quello evidente del trasporto, sia marittimo che aereo, con tariffe cresciuto oltre misura nell’ultimo biennio. E’ comunque l’agroalimentare, il settore che si è davvero distinto: quello è la parte forte dell’economia regionale che i sardi sanno sviluppare secondo le esigenze dei cittadini e dei turisti.