In tutto il mondo il 20 maggio si celebra la Giornata delle api, per ricordare il loro fondamentale contributo all’ecosistema, grazie alle impollinazioni.
Le api sono però a rischio, specialmente in alcune aree, a causa dell’uso dei pesticidi in agricoltura, dell’inquinamento ed anche del cambiamento climatico.
Su quest’ultimo problema l’Osservatorio nazionale miele ha lanciato nei giorni scorsi l’allarme: nel mese di aprile si è registrato un decorso termico particolarmente sfavorevole con valori estremi di segno opposto, da temperature inizialmente alte si è passati ad una stagione notevolmente fredda nella seconda metà del mese con valori tipici della fine dell’inverno. Anche le precipitazioni con pioggia e neve durante la fioritura dell’acacia sulle regioni centro-settentrionali e in parte su quelle del versante tirrenico e della Sardegna, hanno danneggiato le produzioni, mentre al sud e in particolare in Sicilia, è la siccità ad aver determinato danni produttivi, soprattutto per il miele di agrumi.
Le alte temperature iniziali hanno anticipato le fioriture esponendole maggiormente alla stagione fredda subentrata con pioggia e neve, impedendo alle api di bottinare; questa situazione protrattasi all’inizio di maggio, ha compromesso i raccolti dei millefiori primaverili pre-acacia, dei monoflora come il tarassaco e il ciliegio e dell’acacia stessa, anche se in modo non uniforme.
È presto per fare stime quantitative, ma l’apicoltura professionale intravvede minacciosamente un’altra stagione critica.
Intanto, sul piano economico va segnalato il ricorso massiccio all’alimentazione di soccorso che determina costi di produzione del miele molto alti, come sperimentato nella primavera 2023.
A Sud, i forti sbalzi termici del mese si sono aggiunti alla siccità che dura ormai da molti mesi e che ha drasticamente ridotto la disponibilità di nettare delle piante, azzerando o limitando fortemente i raccolti di miele di agrumi, millefiori, e con ogni probabilità anche del miele di sulla.
La stagione è iniziata da poco e anche se ciò è avvenuto in modo molto negativo è ancora auspicabile una ripresa estiva che consenta un recupero del reddito delle imprese apistiche.