Recenti studi condotti dai progetti Minisal-GIRCSI e “Meno Sale Più Salute” del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ccm) hanno evidenziato un consumo medio di sale tra gli italiani significativamente alto, con gli uomini che consumano circa 10,9 grammi al giorno e le donne 8,6 grammi. Questi dati, raccolti in quindici regioni, superano ampiamente i 5 grammi giornalieri raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (LARN). Un eccesso di sodio nella dieta può portare a gravi problemi di salute come l’ipertensione arteriosa, che a sua volta può evolvere in condizioni critiche quali ictus, aneurismi e malattie cardiache. In risposta a questi dati allarmanti, l’organizzazione WASSH (World Action on Salt, Sugar and Health) ha promosso la Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo di Sale.
La principale fonte di sodio nella dieta degli italiani proviene dal sale da cucina, sia aggiunto durante la preparazione dei cibi che a tavola, oltre al sale presente nei prodotti trasformati industrialmente e artigianalmente, che insieme costituiscono circa l’85% del sodio assunto. Prodotti da forno come pane e pizza sono tra i principali veicoli di sale aggiunto, seguiti da carni conservate, pesce e latticini.
Ridurre il sale con la dieta mediterranea
La dieta mediterranea, povera di sale ma ricca di frutta, verdura e legumi freschi, si presenta come una soluzione ideale per ridurre il consumo di sodio. Essa suggerisce di limitare il consumo di formaggi stagionati e salumi, così come di altri alimenti conservati. Altre pratiche utili includono preferire il pane a basso contenuto di sale, limitare l’aggiunta di sale a tavola a favore dell’uso di sale iodato durante la cottura, e condire i cibi con spezie naturali ed erbe aromatiche. È inoltre consigliabile verificare sempre le etichette degli alimenti per il contenuto di sodio e optare per alternative a basso contenuto di sale.
Quanto sale è necessario?
Il fabbisogno di sale del nostro corpo è in gran parte soddisfatto dal sodio naturalmente presente nei cibi. Le linee guida variano per età: i bambini tra 1 e 3 anni necessitano di circa 2,2 grammi di sale al giorno, mentre gli adulti e gli anziani richiedono fino a 5 grammi.
Strategie istituzionali e collaborazione industriale
Per supportare una riduzione efficace del consumo di sale, è essenziale un impegno coordinato che includa tanto le iniziative individuali quanto le politiche pubbliche. Ilenia Grieco, biologa nutrizionista, sottolinea l’importanza di una strategia globale che coinvolga l’industria alimentare nella riduzione del contenuto di sodio nei prodotti trasformati, seguendo le linee guida dell’OMS. Le etichette alimentari dovrebbero chiaramente indicare il contenuto di sodio, facilitando scelte consapevoli da parte dei consumatori. Questo approccio integrato ha già mostrato progressi significativi in diversi paesi e si accompagna a iniziative contro l’obesità infantile e il consumo eccessivo di zuccheri e alcool, rafforzando programmi come “Guadagnare Salute” del Ministero della Salute.