Dopo l’ennesimo omicidio di mafia a Casarano (Lecce) in un parco giochi in pieno centro, tutto il Salento ha reagito alla morsa della sacra corona unita con una grande marcia per la legalità organizzata dal sindaco Ottavio De Nuzzo.
La stesso che, insieme al suo predecessore e altri ex assessori, sta infliggendo un vero e proprio calvario giudiziario alla giornalista pugliese Marilù Mastrogiovanni, giornalista professionista, direttrice del giornale d’inchiesta “il Tacco d’Italia”
“Siamo molto preoccupati per la morsa giudiziaria di cui è vittima da anni la collega Marilù Mastrogiovanni, direttrice di www.iltaccoditalia.info, a causa del suo lavoro d’inchiesta sulla sacra corona unita, la mafia del Salento” – lo dichiarano in una nota congiunta la Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI) e il sindacato dei giornalisti pugliesi Assostampa.
“La sua colpa – prosegue la nota dei sindacati – è di aver illuminato le zone grigie del malaffare e le influenze dei clan sui gangli vitali della vita democratica. Dopo l’omicidio di mafia avvenuto una settimana fa a Casarano, maturato negli ambienti dei clan di cui scrive Mastrogiovanni, la sua posizione appare ancora più critica. La collega negli ultimi anni è stata oggetto di minacce anche di morte, intimidazioni, querele temerarie e perfino il sequestro del giornale, fatto gravissimo per il quale si è costituita al suo fianco la FNSI. È stata costretta a trasferire la sua residenza. Nei suoi confronti sono state disposte misure di protezione. Ad oggi la maggior parte delle querele sono state archiviate e i processi risolti con sentenza di assoluzione. Il giornalismo d’inchiesta è un pilastro della democrazia, per questo la FNSI continuerà ad essere al fianco della collega nel suo compito primario di garantire il diritto dei cittadini di essere informati anche su fatti scomodi in un territorio sempre più a rischio, qualora la voce dei giornalisti dovesse essere messa a tacere”.
Mastrogiovanni aveva infatti fiutato sin dal 2004 la nascita e il consolidarsi di un nuovo clan della sacra corona unita, e ne aveva tracciato un profilo molto dettagliato, evidenziando la vocazione imprenditoriale di questa nuova mafia, capace di reinvestire i proventi dello spaccio di cocaina in aziende di produzione, imprese edili, immobiliari, alberghi e stabilimenti balneari. Il tutto ben prima degli omicidi e delle successive ordinanze di misure cautelari indirizzate ai componenti del clan.
La direttrice del Tacco d’Italia ha fatto nomi e cognomi, ha descritto la gerarchia dell’organizzazione, indicando le aziende in cui i proventi dello spaccio di droga venivano reinvestiti, scoprendo una fitta rete di fiancheggiatori insospettabili e stigmatizzando la vicinanza tra il clan e un consigliere comunale di Casarano.
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