Dopo gli agricoltori, che ormai anche in Italia stanno attuando in diverse zone blocchi delle strade con i trattori, la protesta potrebbe coinvolgere anche gli autotrasportatori. Un rischio che non può essere sottovalutato, anche in Italia, dove, specie in alcune zone, nei confronti degli autotrasportatori si verificano vessazioni come il mancato riconoscimento dei costi della sicurezza, i ritardi nei pagamenti e gli incrementi nei costi dei noli marittimi”, avverte il presidente nazionale della Fai (Federazione degli autotrasportatori Italiani) Paolo Uggè. Che rivolge un appello al Governo perché si riprenda la strada del confronto.
“Prendiamo atto con soddisfazione – evidenzia a questo proposito Uggé – della decisione del ministro Salvini di convocare le parti per il prossimo 7 febbraio: è la strada giusta per far ripartire un dialogo che nel passato è venuto meno. Un dialogo che se non ripreso renderebbe complesso qualsiasi tentativo di gestire una protesta che potrebbe insorgere in alcune regioni – insiste Uggè – Penso ad esempio alla Sicilia, dove sugli operatori dell’autotrasporto si scaricano anche i costi ambientali introdotti dall’Unione europea sull’armamento, costretto a riversarli sulla filiera”.
“Agricoltori, coltivatori diretti, armatori e autotrasportatori sono le vittime di una ‘certa’ politica europea imbevuta di false teorie ambientaliste che finiscono per danneggiare l’intera economia del Paese”, conclude il presidente della Federazione degli Autotrasportatori Italiani.