Tra gli imprenditori toscani del terziario, uno su quattro ritiene che la qualità della vita sia peggiorata negli ultimi due anni. Un dato superiore alla media nazionale, pari al 17,8%. Colpa dell’effetto pandemia, ma anche della diminuzione del reddito medio e della crescita del senso di insicurezza di fronte ai fenomeni criminosi.
È quanto emerge dall’indagine diffusa da Confcommercio in occasione della decima Giornata della Legalità. Ad elaborare i dati aggregati relativi all’area del Centro Italia è Confcommercio Toscana.
“La pandemia ha mostrato la vulnerabilità del nostro sistema economico e sociale, le imprese si stanno impegnando nella ripresa, ma gli ostacoli da superare sono ancora molti ed in questo clima ogni fenomeno criminoso è percepito in maniera ancora più grave – osserva il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – . La buona notizia, però, è che in Toscana, come nel resto del centro Italia, la fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia resta alta: il 65,8% degli imprenditori (più della media nazionale ferma al 59,4%) ritiene giusto denunciare fenomeni di usura e racket, mentre il 30% dichiara che non saprebbe cosa fare”.
I mali del terziario
Sul fronte della sicurezza, mentre a livello nazionale un imprenditore del terziario su 10 (10,3%) percepisce un peggioramento, nelle regioni del centro Italia –Toscana compresa – la percentuale scende al 7,9%. Oltre 8 operatori su 10 (83,4%) investono in misure di protezione per alzare la propria sicurezza e quella dei propri clienti, ricorrendo in particolare a sistemi di videosorveglianza e ad allarmi antifurto. “L’allarme resta altissimo, come sempre, in alcune categorie esposte più di altre al pericolo di furti e rapine, gioiellerie in testa”, sottolinea Marinoni.
A preoccupare di più nel Centro Italia sono racket e usura: il 14,1% degli imprenditori ha avuto notizia di fenomeni di usura o estorsione nella propria zona di attività, dato comunque inferiore alla media nazionale del 21,4%. Chi è minacciato dalla criminalità sente comunque vicine le forze dell’ordine (38%) e le associazioni di categoria e organizzazioni antiusura (21,5%).
Abusivismo e contraffazione restano i fenomeni criminosi considerati più dannosi per le aziende di commercio, turismo e servizi: il 63,8% degli imprenditori se ne ritiene «molto o abbastanza» penalizzato, un dato comunque inferiore alla media nazionale del 65,1%. “Tutti i meccanismi commerciali fuori dalle regole, che siano messi in atto dai soliti furbetti o da vere e proprie organizzazioni criminose, alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia e posti di lavoro, la diminuzione degli investimenti e tolgono risorse a tutti, allo Stato come alle imprese – dice il direttore di Confcommercio Toscana – combatterli è un atto dovuto anche nei confronti dei tanti imprenditori seri che fanno grandi sacrifici per restare sul mercato creando vera ricchezza e occupazione”.