L’Italia dell’agroalimentare viaggia quasi esclusivamente su gomma. L’88 per cento della merce che troviamo sugli scaffali percorre lo Stivale, da Nord a Sud, e non solo per arrivare nei negozi. Il caro carburante, quindi, si va a ripercuotere su consumatori e imprese che devono fare i conti con l’aumento dei prezzi a causa dell’incremento dei costi dei trasporti.
“I rincari – tuona la Coldiretti – sono nefasti; dopo l’impennata dell’inflazione che ha pesato sul carrello degli italiani per quasi 13 miliardi in più per acquistare cibi e bevande nel 2022, a causa proprio dei rincari energetici e della dipendenza dall’estero. E questo in un contesto di aumento generale dei costi dovuto alla guerra in Ucraina che fa soffrire l’intera filiera, dai campi alle tavole”.
I dati Crea raccontano di una situazione non facile, drammatica. Un’azienda agricola su dieci (il 13 per cento) rischia di chiudere, il 34 per cento lavora in condizione di reddito negativo.
“Aggiungere risorse al bando sulla logistica agroalimentare del Pnrr – questa è l’unica prospettiva secondo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – andando a sostenere tutti i progetti presentati, progetti che arrivano a circa 1,5 miliardi di euro di investimenti tra risorse private e pubbliche”.
“La produzione agricola e quella alimentare in Italia sono particolarmente sensibili all’andamento delle quotazioni dei carburanti – rileva Coldiretti – poiché assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali, per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno secondo i dati Inea”.
La logistica non diventa più costosa solo per il caro carburante, ma anche per altri fattori che concorrono al valore del costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante. Questo è pari a 1,12 euro a chilometro in Italia, contro l’1,08 della Francia e l’1,04 della Germania. Questo dato è elaborato su cifre del Centro studi Divulga e deriva dai ritardi infrastrutturali italiani.
“In tale ottica il Pnrr – osserva Prandini sempre a Italiafruit – può essere determinante per sostenere la competitività delle imprese, sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.