Inflazione, le famiglie italiane hanno “perso” 22 miliardi

commercio

L’inflazione, nel 2022, ha ridotto di 7,2 miliardi la spesa delle famiglie italiane. Che nel triennio 2022-25, a causa dell’aumento dei prezzi, vedranno ridursi il proprio potere d’acquisto di 22 miliardi, con una contrazione dei consumi di almeno 17 miliardi. E alla fine del 2023 si stima che i consumi scenderanno ai livelli del 2016. Numeri preoccupanti quelli presentati da Confesercenti in occasione dell’Assemblea che si è svolta a Roma. Un’occasione di confronto con numerosi rappresentanti del Governo nazionale, impegnati nella stesura della manovra, in cui Confesercenti ha indicato i nodi da sciogliere e avanzato proposte per risolversi o almeno attenuarne gli effetti.

A questi oneri, per imprese e famiglie, si uniranno quelli finanziari, legati all’aumento dei tassi di interesse, con il livello medio per il 2023 stimati in 3.5 punti percentuali.

Inflazione e boom dell’online deregolamentato mettono in ginocchio il commercio, che dal 2016 ad oggi ha visto perdere 73mila imprese, di cui 30mila dal 2019. Nel 2022, fino a ottobre, il calo della spesa delle famiglie italiane è stato del 5,3% nei volumi (-6,9% per gli alimentari).

Piattaforma online

Nel comparto non alimentare, si prevede che nel 2027-28 l’ecommerce supererà la quota di mercato delle piccole superfici (oggi al 34%). Nel comparto alimentare, dove la quota delle piccole superfici è scesa al 15%, nel 2027 sarà intorno al 10%, mentre l’ecommerce sfiorerà il 5%. Con una riduzione in 5 anni di altri 60mila esercizi e la perdita di 100mila posti di lavoro.

Ma le piattaforme digitali stanno facendo sentire il loro peso anche nel turismo, nella spesa a domicilio, nel delivery food. Il fatturato delle piccole e medie imprese mediato dalle piattaforme è di circa 30 miliardi di euro l’anno, con un costo di utilizzo di 4,5 miliardi.

“Il problema non è l’ecommerce – ha ricordato la presidente Patrizia De Luise nella sua relazione -ma le distorsioni concorrenziali che favoriscono le grandi piattaforme”.

Turismo

Anche il turismo, pur in ripresa, non è tornato sui livelli pre pandemia, soprattutto a causa della domanda straniera (-15,5%). Ma anche rispetto alle presenze degli italiani nel periodo pre Covid resta da recupera un 7,6%.

Energia

A trascinare l’inflazione sono anche i maggiori costi energetici, aumentati del 286% rispetto al 2019. Con il prezzo del gas schizzato in alto del 767%.

Lavoro

Il rinnovo dei contratti di categoria ha portato poi ad un aumento del costo del lavoro nel settore del commercio e dei servizi. Eppure, nonostante turismo e terziario occupino 7 milioni di addetti, quest’anno sono mancate circa 300mila figure professionali.

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