“Come Cipa-At ci occupiamo di assistenza tecnica alle imprese, ci impegniamo per garantire gli strumenti necessari affinché le aziende associate possano ottenere il meglio dal mercato anche sotto il profilo reddituale. Oggi con questa iniziativa, in accordo con Cia Grosseto, facciamo un passo avanti e forniamo il know-how affinché il rischio di infortuni si avvicini, quanto più possibile, allo zero” ha spiegato Fabio Rosso, dirigente Cipa-AT Grosseto, ricordando che l’iniziativa rientra nel piano di sviluppo rurale 1.2. e aggiungendo che “nello specifico, abbiamo voluto ricreare cosa succede in un ambiente confinato con la simulazione di diverse condizioni di pericolo mediante l’ausilio di un’Unità mobile tecnologica”.
L’incontro-focus, che ha visto la presenza della massime autorità locali, è stato incentrato sulla necessità di mettere in essere ogni strumento possibile per tutelare la sicurezza in ambito lavorativo, con approfondimenti sul rischio di cadute dall’alto e gestione degli ambienti confinati o sospetti di inquinamento.
Francesca Grilli, responsabile dell’Ufficio Sicurezza nei Luoghi di lavoro di Cia Grosseto, spiega che il rischio di caduta dall’alto, quando il lavoratore opera ad un’altezza superiore a due metri rispetto ad un piano stabile, rappresenta ad oggi circa un terzo degli infortuni mortali sul lavoro. Tra le principali cause determinanti la caduta dall’alto si annoverano i seguenti fattori: insufficiente aderenza delle calzature, cedimento o instabilità delle attrezzature di lavoro, mancata presa degli appigli, errato posizionamento delle mani, mancata consapevolezza della propria posizione rispetto al bordo di caduta. In tema di ambienti confinati si tende molto spesso a valutare unicamente l’aspetto spaziale/dimensionale. Non viene spesso considerato il rischio potenziale legato alle caratteristiche dell’attività svolta, che può comportare condizioni di pericolo dovute alla presenza di sostanze e agenti inquinanti e/o condizioni di ventilazione insufficiente.
Le questioni in oggetto non sono di esclusiva competenza del settore agricolo, ma abbracciano tutte le categorie lavorative: di qui l’esigenza di organizzare un appuntamento dedicato.
“Questo tema è spesso sottovalutato – ha concluso Francesca Grilli – al contrario è un argomento molto delicato trattandosi spesso di incidenti plurimi che coinvolgono l’infortunato e chi gli porta soccorso”.
Di particolare interesse è stata la dimostrazione pratica delle procedure di emergenza rescue con l’ausilio del veicolo speciale UMT (Unità Mobile Tecnologica ) 4.0, condotta dagli ingegneri Christian Sbocchi e Fabio Mazzucco. Sbocchi è il fondatore del Sistema Safety First e ideatore dei protocolli di formazione e addestramento itinerante in tema di ambienti confinati. Sbocchi spiega che l’U.M.T. È un veicolo modulare trasformabile, dotato di appositi devices IOT che raccolgono le informazioni dall’equipaggiamento “intelligente” indossato dall’operatore. Durante l’ attività addestrativa è stato possibile monitorare e comunicare con l’addetto all’interno del veicolo, ricostruendo diverse situazioni di pericolo al fine di verificare il livello di preparazione raggiunto nella reazione alle situazioni di emergenza.
“L’UMT – ha spiegato Sbocchi – è un veicolo speciale che consente formazione/addestramento itineranti nell’ambito dei lavori pericolosi; con le opportune simulazioni il discente ha la possibilità di testare la propria capacità di reazione/intervento in sicurezza”.
“Il valore della sicurezza è un valore incommensurabile e quindi gli investimenti sulla sicurezza non devono essere lesinati – ha ribadito il presidente di Cia Grosseto Claudio Capecchi nel suo intervento aggiungendo che – questo però hanno un peso sempre più importante sul bilancio aziendale. Come agricoltori siamo i primi ad affermare che si deve sempre lavorare ricercando il massimo della sicurezza, allo stesso tempo però chiediamo che le istituzioni, in fase di programmazione agricola, tengano presente anche questi costi che vanno ad incidere sul costo che l’azienda deve sostenere. Se così non fosse – ha concluso il presidente – il rischio, tutt’altro che remoto, è che i nostri prodotti, per quanto eccellenti, genuini e lavorati in sicurezza, non siano competitivi nei mercati internazionali”