Fertilizzanti, è un momento difficile. Gli agricoltori sono preoccupati dei prezzi e della disponibilità. Yara, che a Ferrara produce ammoniaca e urea, ha fermato la produzione: “I prezzi, già in forte rialzo dopo il covid, sono diventati insostenibili” fa sapere ad Affari&Finanza di Repubblica il direttore Giuseppe Piemontese. “Se le marginalità non tornano a livelli accettabili non possiamo ripartire, sarebbe come buttare i soldi dalla finestra”.
Giovanni Toffoli, numero uno di Assofertilizzanti-Federchimica, a Repubblica, avverte: “Il fermo degli impianti, per ora limitato, senza interventi potrebbe allargarsi notevolmente con evidenti ripercussioni sia sul piano dell’approvvigionamento al sistema agricolo, sia sul piano occupazionale. Le imprese proseguono nel tentativo di riuscire a soddisfare la domanda in modo sostenibile, ma è fondamentale che tutte le decisioni assunte dalle istituzioni nazionali ed europee, come quelle relative ai piani di riduzione della domanda di gas, tengano in considerazione il ruolo strategico dei fertilizzanti, come è accaduto nelle fasi iniziali della pandemia”.
Gli approvvigionamenti dall’estero vanno piano: nei primi sette mesi del 2022, al Porto di Ravenna – sono arrivate 800 mila tonnellate di fertilizzanti, il 15 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. C’è meno disponibilità e dunque i prezzi salgono, fa sapere Italiafruit.
Il fertilizzante più richiesto, il 18-46, con azoto e fosforo, è passato dai 645 euro per tonnellata dell’anno scorso ai 1.100 di oggi, scrive Affari&Finanza. L’urea granulare da 440 a 900 euro, il Cloruro di potassio – uno dei fertilizzanti più economici – da 440 euro di settembre 2021 a 940 euro adesso.
“L’aumento è scattato prima della guerra, anche per ragioni speculative, poi è tornato a crescere col boom dell’energia – commenta Nicola Gherardi, componente della giunta nazionale di Confagricoltura – Oggi il prezzo è dettato da dinamiche che non riusciamo a capire, ed è insostenibile per un’impresa agricola. Bisognerebbe valorizzare alcuni sottoprodotti che possono in parte sostituire i concimi tradizionali e sostenere la ricerca scientifica. Sono interventi non risolutivi nel breve periodo, per questo chiediamo prima di tutto un tetto al prezzo dell’energia”.