Nonostante il boom del mercato delle uova in Veneto, l’aumento dei costi energetici e il rincaro delle materie prime riescono a mandare in negativo i bilanci. Con aziende avicole che, solo per il mese di agosto, hanno ricevuto bollette di 100.000 euro per l’energia elettrica. La filiera delle uova in Italia è costituita da circa 2.600 allevamenti, con 41 milioni di capi (75% al Nord), per una produzione annua di 12,6 miliardi di uova e un valore della produzione all’origine di 1,4 miliardi di euro.
A denunciare la paradossale situazione che stanno vivendo le aziende del settore è il presidente della sezione Avicoli di Confagricoltura Veneto, Michele Barbetta: “Il mercato delle uova è tonico: il costo al consumo contenuto, soprattutto in rapporto all’energia fornita e alla qualità delle produzioni, sta facendo crescere i consumi. Ogni italiano, mediamente, tra prodotto fresco e alimenti trasformati, consuma circa 219 uova all’anno e in Veneto il settore avicolo rappresenta una punta di diamante sul territorio italiano, con una produzione media annua di 2 miliardi di uova. I listini all’ingrosso sono aumentati, ma l’incremento dei costi produttivi e la situazione di incertezza per l’andamento degli approvvigionamenti energetici disincentiva gli allevatori, che guardano con timore al futuro. Quest’estate abbiamo ricevuto bollette esorbitanti, in quanto, con il caldo record, abbiamo dovuto ventilare molto sia durante il giorno che durante la notte. Ci sono aziende che non riescono a pagare le fatture e altre che si chiedono come faranno ad affrontare nuove impennate dei costi energetici, dato il peggiorare della crisi innescata dal conflitto russo-ucraino”.
A tutto questo vanno aggiunti i costi delle materie prime, a cominciare dai mangimi, che sono andate a influire sulle quotazioni: il primo trimestre 2022 segna un aumento del 14% rispetto al 2021, che in aprile è salito al 21%. “L’aumento delle quotazioni sta incidendo soprattutto sul mercato delle uova biologiche – precisa Barbetta -. In Germania l’uovo bio registra una profonda crisi, dovuta al fatto che le famiglie hanno sempre meno soldi e scelgono perciò i prodotti più a basso prezzo. Temiamo che questa recessione possa toccare anche il nostro mercato e sarebbe un problema, considerati gli investimenti che molte aziende venete hanno compiuto nel realizzare allevamenti di galline allevate a terra, senza antibiotici, con granelle biologiche, in capannoni ammodernati e con pannelli solari installati sui tetti. Chiediamo attenzione dalle istituzioni perché sostengano un comparto vitale per l’agricoltura veneta, che produce proteine di alta qualità a un costo contenuto per le famiglie”.