“La resilienza dell’industria è alla corde”. A dirlo è il Centro studi di Confindustria nella Congiuntura flash di settembre. Con il prezzo del gas, fino a fine 2023, a 235 euro/mwh, avremo una minore crescita del Pil del 2,2 per cento. Se il prezzo arriverà a 298 euro/mwh, la riduzione nel biennio sarà del 3,2 per cento. E in questo secondo caso, corriamo il rischio di 582 mila occupati in meno.
Il balzo del prezzo del gas potrebbe incidere sui costi delle imprese in questo modo: fino al 10,2 per cento nel 2022 per la manifattura che, nel 2023, arriverebbe al 13,7 per cento contro il 3,9 per cento del periodo pre-crisi.
Confindustria fa sapere che adesso a soffrire saranno gli investimenti: “Lo scenario vira al ribasso”, peggiorato da un’inflazione record che erode il reddito delle famiglie e va a minacciare i consumi protetti dal risparmio accumulato. L’aumento dei tassi deciso dalla Bce darà un altro deciso impulso. L’Ufficio studi di Confindustria fa però notare che rientrano i prezzi di varie commodity perché è più fiacca l’economia mondiale. L’Italia resiste grazie a maggiore mobilità e turismo e alla crescita del settore edilizio.