La Confcommercio Umbria aderisce alla campagna “Bollette in vetrina”: uno schema per far capire l’assurdo aumento dell’energia davanti agli occhi dei clienti.

I commercianti non vogliono passare per coloro che aizzano una escalation dei prezzi, invece vogliono far capire ai cittadini, ai propri clienti che anche loro sono vittima di un aumento assurdo dell’energia. Per farlo hanno escogitato un provvedimento davvero semplice, un modello da affiggere nella vetrina sul quale indicare il costo attuale delle bollette rispetto all’anno scorso.
Ed anche l’Umbria aderisce a questa campagna che ha una valenza nazionale e che è stata semplicemente chiamata “Bollette in vetrina”. L’ha promossa la Fipe, la Federazione dei Pubblici Esercizi di Confcommercio, che si va allargando ora a tutti i settori, perché il problema dei folli rincari energetici degli ultimi mesi riguarda proprio tutte le imprese.
Confcommercio Umbria ha inviato oggi agli imprenditori associati l’invito ad aderire e una locandina dove indicare gli importi di luce e gas 2022 e 2021 per metterli a confronto e testimoniare concretamente le enormi difficoltà in cui si trovano oggi le imprese.
Intanto non si ferma il pressing di Confcommercio sul governo sul fronte del caro-energia.
Complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022, ha denunciato Confcommercio, ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021 e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 miliardi).
È uno scenario purtroppo suscettibile di un ulteriore peggioramento senza interventi specifici e nuove misure di sostegno, e che può portare a una forte frenata all’economia nella seconda parte dell’anno.
I costi dell’energia sono, ormai, da vera emergenza. Il nuovo Governo dovrà dare risposte immediate accelerando soprattutto su Recovery Fund energetico europeo e fissazione di un tetto al prezzo del gas.
È vitale tagliare drasticamente il costo dell’energia per tutte le imprese, anche quelle non ‘energivore’ e ‘gasivore’. In caso contrario si rischia di vanificare la ripresa economica di questi ultimi mesi.
L’appello di Confcommercio a governo e forze politiche è chiaro: “l’impennata dei costi si abbatte sui bilanci, a rischio la prosecuzione delle attività in tante aziende del terziario di mercato”.
Secondo la stima di Confcommercio, tra le imprese del terziario di mercato sono ben 120mila, all’incirca, quelle a rischio chiusura da qui ai primi sei mesi del 2023, con relativi 370mila posti di lavoro in bilico.
Tra i settori più esposti, il commercio al dettaglio (in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas), la ristorazione e gli alberghi che hanno avuto aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi) si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima.
A risentire pesantemente della situazione sono però anche i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell’abbigliamento.

Articoli correlati

Dal boom di aziende associate alla leadership tecnologica: come l'Umbria sta diventando un polo strategico...

Altre notizie

Altre notizie