“Qui in Calabria la situazione della sanità è un disastro”. Non usa mezze parole Tonino Russo, segretario regionale della Cisl Calabria, quando si tratta di parlare del settore sanitario: “Quattordici anni di commissariamento hanno aggravato una situazione già complicata. La responsabilità è della politica per come ha gestito il settore, il commissariamento è arrivato perché la spesa era fuori controllo e non venivano più garantiti i servizi, e del governo centrale che ha mandato qui commissari non all’altezza del compito con un incremento dei costi”. La Cisl “sollecita da anni una vera riorganizzazione, ora il ruolo di commissario è stato affidato al governatore. Ed è una soluzione plausibile perché almeno sai in capo a chi è la responsabilità. Bisogna riannodare i fili, riorganizzare le reti; le reti ospedaliere devono lavorare in sinergia con quelle territoriali per una vera presa in carico del cittadino, mentre ora il paziente è sballottato di qua e di là. Alla Calabria l’emigrazione sanitaria costa più di 300 milioni all’anno, il primo vero ospedale è fuori dai confini regionali”.
Non basta però solo questo intervento: “Bisogna mettere mano al personale, c’è una carenza che noi denunciamo ed è abissale. È necessario rivedere le procedure per le assunzioni. Tante strutture ospedaliere e territoriali non riescono a garantire i servizi, penso al poco personale nel 118, al pronto soccorso, ma anche in chirurgia, radiologia, dermatologia, alla pneumologia. Eppure in regione abbiamo alcuni centri di eccellenza, come pneumologia al policlinico universitario di Catanzaro e dermatologia all’Annunziata di Cosenza, comatosi a causa della mancanza del personale. Bisogna stabilizzare il personale precario. La Calabria è l’unica regione che, durante la pandemia, ha registrato una diminuzione del costo del personale, pur essendo state previste risorse straordinarie aggiuntive per 180 milioni di euro (per 2021, 2022 e 2023) per l’arruolamento di personale. Non abbiamo potuto spendere neanche un centesimo perché il Piano operativo 2022-2024 è in forte ritardo. Serve dunque anche personale amministrativo”.
Qui si collega l’accordo per l’arrivo di medici cubani: “Ben venga per fronteggiare l’emergenza, naturalmente non mi pronuncio su capacità professionali e scoglio della lingua. Per strutture comatose è una soluzione, ma il problema va risolto alla radice, arruolando personale. Le procedure concorsuali sono tutte su precari o tempi determinati, pochissime su tempi indeterminati. Abbiamo tanto personale calabrese qualificato in giro per l’Italia, ma non risponde ai bandi perché non sono appetibili. Serve attivare la mobilità con queste garanzie. La politica deve fare un passo indietro dalla gestione della sanità. Qui si è badato spesso ad accaparrarsi il ruolo di primario con l’appartenenza politica come unico titolo. Vorremmo capire perché le procedure per i concorsi a tempo indeterminato sono andate deserte, quali sono le strutture coinvolte. Infine, c’è il discorso del personale specializzando: qui in Calabria c’è il Mater Domini, una struttura universitaria. Possiamo quindi dare loro una possibilità. Ripeto, se serve e quando serve, ben venga anche il personale cubano, ma legato all’emergenza e con la speranza che il suo apporto non sia più necessario anche prima dei due anni pattuiti”.
Precariato, giovani in fuga: “La Calabria ogni anno vede andare via 4 mila giovani, che non tornano più. Tutti con una o più lauree in tasca. Qui una famiglia spende oltre 100 mila euro per far studiare un figlio o una figlia fino alla laurea. Facendo due conti, la Calabria sovvenziona dunque per mezzo miliardo di euro all’anno i cervelli che poi vanno in giro. È un problema serio questo: la regione non riesce a trattenere i propri figli, a scapito di famiglie in difficoltà economiche. Ora abbiamo le risorse del Pnrr, da spendere nel pubblico e nel privato. Nel pubblico con una riqualificazione della pubblica amministrazione, accelerando le procedure concorsuali, frenando la fuga e premiando la meritocrazia. La P.A. è sotto organico in Calabria, in Enti e Comuni; nel privato, accelerando le politiche attive per il lavoro, riorganizzando i centri per l’impiego, gestiti finora dai navigator, personale a sua volta precario”.
Russo dice: “La Calabria ha tanti valori, il mare e la montagna. È una penisoletta. Dovrebbe candidarsi a un’unica bandiera blu, ci sono oltre circa 800 chilometri di costa, in quindici minuti sei a mille metri di altitudine. È una perla per il turismo di qualità: mettiamo dunque mano alla depurazione e mettiamo in sicurezza la regione che è fragile. Quest’anno siamo riusciti a limitare la piaga degli incendi grazie a una sinergia tra i sindacati confederali e il presidente della Regione: abbiamo utilizzato strategie vincenti, presidiando meglio il territorio”. Aggiunge: “La scuola deve essere più rispondente alle esigenze del territorio e dell’economia, deve accompagnare verso un lavoro vero. Faccio infine un appello ai consumatori: siate più attenti alla provenienza di ciò che consumate, rifuggite dal consumo di prodotti che alla base hanno lo sfruttamento”.
Sfruttamento che in agricoltura si chiama caporalato: “Noi, 5-6 anni fa, abbiamo fatto una battaglia, dialogando anche con gli imprenditori, quelli sani che hanno interesse a mettere in sicurezza il settore. È nata la legge 199 del 2016 contro il caporalato, che è ora reato penale. Ma la sola legge, senza cultura, è poca cosa. Infatti la legge sta dando risultati, ma non quelli sperati. Serve educazione scolastica e nei consumi: non guardiamo solo il prezzo, ma cosa c’è dietro quel prodotto. Poi serve la repressione: fare controlli, assumere più ispettori, creare politiche educative dando alle imprese la possibilità di recupero”. Chiosa Russo: “La Calabria può candidarsi a eccellenza delle qualità, la prima deve essere quella del lavoro (abbiamo tanti distretti di qualità)”.