La stessa uva da tavola che ai produttori pugliesi viene pagata 50 centesimi, si trova offerta sui banchi dei supermercati a un prezzo fino a 5 euro al kg. In pratica, la grande distribuzione organizzata scarica su produttori e consumatori le sue politiche di marketing, sia quando propone il sottocosto sia quando accelera con i prezzi, denuncia la CIA Puglia. Una situazione che è stata rappresentata all’assessore Pentassuglia in un incontro al quale oltre a Giannicola D’Amico, nella delegazione CIA Puglia erano presenti Benedetto Accogli (presidente CIA Salento e vicepresidente regionale dell’organizzazione), Danilo Lolatte (direttore regionale), Sergio Curci (coordinatore dell’area economica vegetali), Giuseppe Creanza (direttore CIA Levante Bari-Bat), Angelo Miano (presidente CIA Capitanata), Vito Rubino e Pietro De Padova (rispettivamente direttore e il presidente di CIA Due Mari Taranto-Brindisi), Emanuela Longo (direttrice CIA Salento). Per la Regione erano presenti anche i dirigenti del Dipartimento Agricoltura e Francesco Ferraro per l’Arif.
All’assessore regionale all’Agricoltura i rappresentanti CIA hanno chiesto di aprire un tavolo di crisi e confronto anche con la GDO su uva da tavola e ortofrutta. E’ infatti sempre più alto il rischio che tante aziende disinvestano, si ridimensionino e chiudano definitivamente con conseguenze drammatiche.
Puglia regina dell’uva da tavola
La Puglia è la prima regione italiana per numero di aziende, quantità e qualità della produzione di uva da tavola. Il dato complessivo regionale si attesta su una superficie di 25.085 ettari utilizzati e una produzione di 6.400.000 quintali. La provincia di Bari, da sola, registra 10.750 ettari utilizzati e una produzione annuale pari a 2.332.000 quintali, ma i numeri e la qualità sono rilevanti anche nel Tarantino, con dati importanti inoltre in provincia di Foggia, nella BAT e nelle province di Brindisi e Lecce.
Concorrenza internazionale al ribasso
CIA chiede di rafforzare il potere contrattuale dei produttori. E propone una grande campagna annuale di promozione per il consumo dell’uva da tavola pugliese nelle famiglie, a scuola, nei ristoranti, nelle mense aziendali.
Ma l’associazione lancia l’allarme nei confronti di quei meccanismi nazionali e internazionali che penalizzano il prodotto locale a vantaggio di chi produce con regole ballerine e a costi nettamente inferiori. Con i produttori onesti che rischiano di dover chiudere.
Siccità
Nell’incontro con Pentassuglia, CIA Puglia è tornata a chiedere azioni e opere strutturali per affrontare la questione siccità. Ribadendo le lacune cinquantennali rispetto a infrastrutture e tecnologie a uso irriguo. La mancanza d’acqua ha già causato rese inferiori fino al 40% per il grano, dal 15 al 30% per il pomodoro, con previsioni di raccolti inferiori fino a un terzo per la prossima campagna olivicola. Rese minori anche per l’uva, e non solo.
Abbruciamento residui potatura
CIA Puglia inoltre è tornata a chiedere una deroga alla normativa regionale vigente che permetta l’abbruciamento dei residui di potatura nei territori del Parco Nazionale del Gargano, dove è necessario trovare una soluzione equa e giusta all’impossibilità da parte degli olivicoltori di smaltire i residui di potatura degli ulivi, poiché la bruciatura delle frasche è vietata.
Il contesto normativo regionale, vietando di fatto l’abbruciamento dei residui di potatura, aggrava i problemi connessi alla difficoltà di controllo di fitofagi, ai quali si aggiungono quelli collegati all’impossibilità di accesso con mezzi meccanici alle citate aree per eseguire le permesse operazioni di cippatura/trinciatura. CIA Puglia chiede la concessione di un’apposita deroga al disposto dell’art. 2, comma 4 della L.R. n. 38/2016.